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CBD in Italia: normativa e cose da sapere

Questo articolo vuole essere una guida per il consumatore che intende acquistare CBD in Italia e non sa come funzionano le norme o come valutare gli store online che vendono questi prodotti. Se hai bisogno di più informazioni scrivi un commento alla fine dell'articolo.

27 Giugno 2023 alle 10:34
Tempo di lettura: 11 min
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Questo articolo vuole essere una guida per il consumatore che intende acquistare CBD in Italia e non sa come funzionano le norme o come valutare gli store online che vendono questi prodotti. Se hai bisogno di più informazioni scrivi un commento alla fine dell'articolo.

Conoscere la situazione del CBD in Italia diventa importante oggigiorno sia per consumatori che commercianti.

Posso fumare uno spinello di cannabis legale? Quali caratteristiche deve avere la cannabis per essere considerata legale? Ci sono restrizioni sulla vendita o sull’acquisto del CBD?

Avere dubbi sugli usi e sul consumo di prodotti a base di cannabis è assolutamente normale, soprattutto in uno Stato come il nostro in cui la normativa è ancora farraginosa e incerta. Per questo motivo abbiamo deciso di preparare un articolo sulla normativa sul CBD in Italia, spiegando quali sono le attività considerate lecite e quali sono le norme vigenti a cui fare riferimento.

Ad oggi, il CBD in Italia è considerato legale, a patto che abbia un contenuto di THC entro i limiti imposti dalla normativa.

Le leggi sul CBD a cui dobbiamo fare riferimento sono attualmente ferme al 2016, anno in cui sono state legalizzate la coltivazione, la trasformazione e la vendita della cannabis light.

Le disposizioni prevedono che possano essere acquistati i prodotti a base di cannabidiolo destinati alla cosmesi e al collezionismo.

Ma quali saranno gli sviluppi futuri? Quale sarà l’evoluzione del settore?

Recentemente la Regione Sardegna ha emanato una nuova legge a sostegno delle colture di canapa per scopi industriali, sostenendo l’importanza di sviluppare attività economiche in questo settore. Si è espressa anche sull’importanza della ricerca e della promozione relativa agli aspetti benefici del CBD. Tuttavia, è già stato presentato un ricorso per illegittimità nei confronti della Regione autonoma.

Insomma, nonostante ci sia un’attesa diffusa per una legge che vada a colmare le lacune emerse in questi anni, è evidente che le istituzioni si stanno muovendo.

Nei prossimi mesi vedremo gli ulteriori sviluppi.

Intanto, andiamo ad approfondire la Normativa attuale sul CBD in italia.

Il CBD è legale in Italia?

Viste le contraddizioni e la presenza di lacune normative in merito, è lecito che ti stia domandando se il CBD in Italia sia legale o meno.

La risposta a questa domanda è che la cannabis light è legale, ovvero può essere coltivata e lavorata, e la vendita del CBD negli store online e nei negozi fisici è ammessa.

Tuttavia, è necessario essere molto precisi per non violare le disposizioni in merito.

Iniziamo col dire che il punto di riferimento normativo sulla cannabis in Italia è la legge 242/2016, che regola tutta la filiera della canapa, dalla coltivazione alla vendita.

Per cannabis light, o cannabis legale, si fa riferimento ai prodotti della canapa che rispettano il limite di THC imposto dalla normativa, ovvero i prodotti a base di CBD sono considerati leciti se la concentrazione di THC non oltrepassa lo 0,6% per la coltivazione e lo 0,5% per la commercializzazione.

In sostanza, il cannabidiolo è legale a patto che la percentuale di THC (tetraidrocannabinolo) sia nei limiti consentiti dalla normativa vigente.

Per capire questo aspetto, è necessario spiegare cos’è il CBD e soffermarsi sulla differenza tra CBD e THC.

Perché il CBD è consentito dalla legge mentre il THC no?

Il CBD, acronimo di cannabidiolo, è un cannabinoide che si estrae dalla pianta di canapa. Insieme al THC, costituisce una delle molecole presenti in maggior concentrazione tra gli oltre ottanta componenti della cannabis Sativa.

Nonostante siano entrambi fitocannabinoidi, il THC procura effetti psicotropi, mentre il CBD non genera nessun tipo di alterazione a livello psicologico ma ha solo un effetto rilassante ed è ricco di proprietà benefiche.

Per evitare gli effetti del THC, quindi, la normativa ha posto questi limiti così da eliminare l’effetto stupefacente e psicotropo della canapa. Per quanto riguarda il contenuto di CBD non sono state imposte limitazioni.

Le diverse leggi sul CBD in Italia emanate nel corso degli anni

CBD in Italia Crystalweed

A livello normativo, nel nostro paese la cannabis è stata oggetto di scontri ed enormi ritardi. Le leggi sul CBD in Italia, infatti, sono ancora ferme alla 242/2016 che presenta enormi mancanze circa il consumo di erba legale.

Nel frattempo, le istituzioni hanno avuto un comportamento altalenante, con prese di posizione estremamente incoraggianti da parte di organizzazioni internazionali come l’OMS e il WADA, contrapposte a provvedimenti di chiusura come quello attuato dal Ministero della Salute, che aveva equiparato il CBD ad altre sostanze stupefacenti, e che grazie all’intervento tempestivo dell’associazione di categoria Imprenditori Canapa Italia è stato sospeso.

Un forte segnale è arrivato dalla Regione Sardegna e Piemonte, che hanno cercato di promulgare una Legge sulla coltura della canapa industriale di forte impatto. Tuttavia, l'esito del ricorso presentato al Consiglio dei ministri ha portato all’annullamento dei provvedimenti.

Andiamo ad approfondire le leggi sul CBD in vigore attualmente in Italia.

La legge 242/2016

Accolta come un enorme passo avanti dagli addetti del settore, la legge n. 242 del 2016, in vigore dal 2017, ha radicalmente rivoluzionato il settore della canapa. Quella che ad oggi appare incompleta e farraginosa, solo qualche anno fa ha portato allo sviluppo e alla diffusione di numerose attività commerciali legate alla produzione e alla vendita della cannabis light, sottraendo un giro di affari cospicuo all’illegalità.

Ma cosa dice la legge 242/2016?

Il testo si riferisce, in particolare, alle coltivazioni di cannabis Sativa, iscritte nel Catalogo comune delle varietà agricole, le quali non contengono sostanze stupefacenti e psicotrope. Ovvero quelle che hanno un contenuto di THC entro il limite dello 0,6%.

Questa legge è stata emanata con lo scopo di sostenere e promuovere la coltura della canapa destinata a diversi scopi:

  • la coltivazione e la trasformazione della pianta;
  • lo sviluppo di filiere locali a cui rivolgersi per l’utilizzo e il consumo di semilavorati;
  • lo sviluppo di economie locali legate alla produzione e alla commercializzazione dei prodotti a base di cannabis light;
  • la produzione di alimenti, cosmetici e prodotti destinati a diversi settori industriali.

È interessante notare che la Normativa non si esprime sugli utilizzi della cannabis light ma ne vieta la combustione. Questo vuol dire che fumare CBD in Italia è vietato, ma la produzione, la vendita e l’acquisto della cannabis sono consentiti solo per usi cosmetici o per il semplice collezionismo.

Cos’ha emanato il Ministero nel 2020?

Uno dei momenti più controversi relativi alla vendita e al consumo di CBD è stato ad ottobre 2020, quando il Ministero della Salute ha emesso una Circolare sui farmaci che provocano dipendenza fisica e psicologica. Tra di essi era stato inserito anche il CBD. La circolare prevedeva anche che per ottenere il prodotto fosse presentata una ricetta medica non ripetibile.

Questo provvedimento ministeriale è stato immediatamente oggetto di dibattito, provocando molte polemiche nel settore, tra addetti ai lavori e consumatori.

Tra l'altro, il contenuto della circolare ministeriale era in palese contrasto con le posizioni espresse nel 2018 dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e dal WDA, il World Anti-Doping Agency.

L’OMS, infatti, aveva dichiarato che il cannabidiolo non provoca danni all’organismo e che si trattava di una sostanza sicura. Mentre per il WADA non è più considerato una sostanza dopante a patto che i prodotti sia privi di THC.

In seguito, grazie all’intervento dell’Associazione ICI - Imprenditori Canapa Italia, abbiamo assistito al dietrofront del Ministero, che ha velocemente eliminato il cannabidiolo dalla lista delle sostanze stupefacenti.

Coltura della canapa industriale (legge 2022)

Una svolta nel settore del CBD in Italia è la legge 2022 promulgata dalla Regione Sardegna. In quanto Regione Autonoma, la Sardegna ha emanato una Legge Regionale per sostenere e promuovere la coltivazione e la filiera della canapa industriale.

La Normativa n.6 del 2022, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale il 17 aprile 2022, si riferisce in particolare alla cannabis Sativa, e tocca aspetti legati alla coltivazione, alla trasformazione e alla commercializzazione.

La legge regionale prevede interventi a sostegno della filiera della canapa con un contenuto di THC che non oltrepassi i limiti stabiliti dalla normativa nazionale ed europea.

Tra gli ambiti interessati dalla promozione sono presenti la ricerca, la formazione, la sperimentazione della canapa in diversi settori, tra cui alimentare, cosmetico, farmacologico e ornamentale. Inoltre, la Regione intende promuovere l’uso medico della canapa terapeutica nelle aziende pubbliche e private all’interno della regione.

Con questa iniziativa la Regione Sardegna ha voluto esortare anche gli altri Consigli Regionali a muoversi in tal senso, affinché la discussione si allarghi ai legislatori nazionali. Tuttavia, la Regione si è scontrata con il ricorso per legittimità costituzionale, presentato il 10 giugno 2022 al Presidente del Consiglio dei ministri, sull’illegittimità di alcuni articoli, considerati eccedenti rispetto alle competenze riconosciute a livello statutario. Alla fine la legge regionale è stata annullata.

Il ritiro dell’emendamento in data 21 giugno 2023 

La proposta del governo in merito alla legge fiscale, presentata il 20 giugno 2023 alla commissione Finanze della Camera, è stata ritirata. Questa proposta riguardava la regolamentazione delle infiorescenze di canapa destinate a essere consumate come prodotto da fumo o inalazione. Includeva tra l'altro l'introduzione di un sistema di tassazione aggiuntiva, un processo di autorizzazione per la vendita e un divieto di vendita ai minori.

L'emendamento è stato ritirato, ma molto probabilmente sarà ripresentato in un'altra forma: la ristrutturazione del settore che il governo di Giorgia Meloni ha in progetto include una tassazione simile a quella per le sigarette, l'introduzione di un sistema di autorizzazioni da parte dell'Agenzia delle dogane per la vendita e un divieto di vendita ai minori di 18 anni.

Si contempla "un sistema di tassazione per le parti della pianta di canapa coltivate" da utilizzare in "prodotti per il fumo o per l'inalazione", equiparando il regime fiscale a quello dei tabacchi. La vendita sarà limitata ai "negozi di vendita di prodotti di monopolio" o "punti vendita specializzati con licenza per la vendita di prodotti di monopolio". Inoltre: divieto di vendita online, nei distributori automatici.

"Un duro colpo alla libera iniziativa economica: un emendamento del governo alla legge fiscale equipara la tassazione della cannabis light a quella delle sigarette e limita la vendita ai 'negozi di vendita di prodotti di monopolio'. In pratica, il governo sta soffocando il commercio della cannabis light, un settore all'avanguardia e in crescita, con molti giovani che hanno avviato la loro attività economica, e concede il monopolio della cannabis light ai tabaccai",

afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

La chiusura dei negozi di cannabis light è da sempre promossa da Antonio Pignataro, dirigente generale della Polizia di Stato e consulente del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri. Durante l'incontro internazionale "Drug Prevention and Youth", "I giovani e la prevenzione della droga", Pignataro ha ribadito il suo punto di vista:

"Nessuno - ha detto - sta criminalizzando la filiera agroindustriale della canapa, ma il messaggio inviato ai giovani con l'apertura dei negozi di cannabis light è stato travolgente. Se questi negozi vendono foglie, infiorescenze, olio e resina di canapa, devono tutti essere chiusi per proteggere la vita dei nostri ragazzi, salvaguardare la loro salute ed evitare problemi alle loro famiglie".

"C'è un modo per garantire entrate sicure e al contempo combattere la criminalità organizzata: instaurare un monopolio di Stato sulla cannabis, quella 'normale'. Accogliamo quindi favorevolmente il ritiro da parte del Governo dell'emendamento alla legge fiscale che equiparava la tassazione della cannabis light a quella delle sigarette, limitando la vendita ai 'negozi di vendita di prodotti di monopolio', ovvero ai tabaccai", dichiara il vice capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi. "Non avrebbe avuto senso colpire un settore nuovo e sano, in crescita, ma piccolo, lasciando libero un enorme mercato illegale. Detto questo, notiamo che il governo non ha il coraggio di estendere il monopolio alla cannabis non light, che sarebbe un modo per tassare le mafie".

"Rimane un senso di perplessità e apprensione per il ritiro dell'emendamento del Governo al decreto fiscale poche ore dopo la presentazione. L'intento era evidentemente quello di limitare i danni che la vendita indiscriminata di cannabis light può causare ai minori. L'intervento mirava a mettere ordine in un settore, quello dei prodotti a base di cannabis, che attualmente è senza regole, con le conseguenze più gravi che ricadono sui nostri figli". 

Così ha espresso Antonio Affinita, direttore generale del Moige, il Movimento italiano genitori, in una dichiarazione. 

Sulla base delle opinioni appena riportate, anche se discordanti ma rispettabili, è auspicabile una regolamentazione delle infiorescenze di canapa e derivati con la corretta destinazione d’uso “da inalazione”. Questo porterebbe alla totale chiarezza rispetto all’utilizzo e a molteplici benefici sia per le aziende del settore che per i consumatori, oltre a un maggiore gettito fiscale per lo stato. Rimane chiaro che una tassazione come quella delle sigarette sarebbe controproducente sotto tutti i punti di vista, quindi andrebbe formulato un regime fiscale ad hoc sulla scia del modello delle sigarette elettroniche.

Quindi, quali prodotti a base di CBD si possono consumare in Italia

La legge sul CBD in Italia ha sancito un limite di THC dello 0,6% in campo agricolo e dello 0,5% per la vendita al consumatore finale. Tutti i prodotti presenti sul mercato devono quindi essere conformi a questo limite.

Questo limite dipende dalla legge sul CBD che ogni stato ha approvato per cui potrebbe differire da uno stato all’altro anche all’interno della stessa Comunità Europea. Per fare un esempio, la legge sul CBD sancisce un limite di THC dello 0,3%, dal 1 Gennaio 2023, in Francia e Germania, la metà se paragonato all’Italia. Tutte i prodotti al CBD che puoi trovare sul nostro negozio online sono corredati da analisi affinché tu possa sempre consultare le percentuali presenti di ogni cannabinoide.

Devi inoltre tenere in considerazione che il CBD non è ancora stato classificato come Novel Food in Europa per cui non è legale mettere in commercio prodotti con una destinazione d’uso alimentare.

Quando vedi nei negozi online prodotti come integratori, capsule e caramelle devi essere consapevole che non rispettano la vigente legge sul CBD in Italia, sintomo che l’azienda sia poco seria e affidabile.

La destinazione d’uso più comune sul mercato attualmente europeo è quella cosmetica, visto che il CBD è già inserito nella tabella dei possibili ingredienti utilizzabili in questo settore.

Negli Stati Uniti invece il settore è già ampiamente regolato dalle leggi statali per cui è possibile ritrovarlo anche in alimenti e altri prodotti edibili.

Ora che sai come funziona la legge sul CBD nel 2022 in Italia potrai valutare meglio come effettuare i tuoi acquisti rivolgendoti ad aziende serie che rispettano le normative vigenti.

Perché il miglior CBD in Italia si può trovare da Crystalweed

CBD in Italia Crystalweed

Se ti stai chiedendo perché dovresti rivolgerti a noi di Crystalweed per acquistare CBD in Italia allora questa è la sezione giusta!

Quando valuti da quale azienda acquistare i prodotti che ti interessano devi sempre prendere in considerazione la storia e l’esperienza maturata in questo settore dal tuo futuro fornitore. Il CBD è un mercato nato da poco e in veloce sviluppo nel nostro paese per cui il rischio di incappare in situazioni poco professionali non è assolutamente basso.

Noi di Crystalweed ti offriamo alcuni vantaggi rispetto alla maggior parte delle altre aziende presenti in Italia:

  • Puoi basarti sul feedback degli utenti che hanno già acquistato da noi in passato, leggendo le numerosissime recensioni che confermano la qualità del nostro servizio o guardare le loro video testimonianze. In questo modo puoi valutare come abbiamo soddisfatto le loro aspettative in questi anni. Non ci metterai molto a capire che per noi il cliente è sacro e ci teniamo a stupirti ordine dopo ordine.
  • Coltiviamo direttamente noi, attraverso la nostra azienda agricola, tutte le piante da cui estraiamo il CBD che poi ritrovi nei nostri prodotti. Seguiamo tutti i processi della filiera dal seme al prodotto confezionato, incluso l’estrazione dei principi attivi. Questo ci permette di avere un maggior controllo rispetto ad aziende che acquistano da terzi.
  • Puoi fare affidamento su un servizio di assistenza rapido e reattivo per chiedere tutte le informazioni di cui necessiti in qualsiasi momento. La letteratura scientifica sui cannabinoidi è ancora poco completa, poter approfittare della nostra esperienza di più di 4 anni con clienti e casistiche di ogni tipo ti faciliterà la vita e scioglierà i tuoi dubbi.

Ora che sai perché valga la pena provare i prodotti al CBD Crystalweed, cosa aspetti a visitare il nostro store? Non vediamo l’ora di stupirti!

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