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Qual è la differenza tra CBD e THC

22 Luglio 2021 alle 8:57
Tempo di lettura: 8 min

La legalizzazione della cannabis, entro certi limiti, e di molti prodotti da essa derivati ha portato alle stelle il suo commercio in tantissimi Paesi del mondo, compresa l’Italia. Sono sorti nuovi venditori, sia fisici che online, e i consumatori si stanno interessando sempre di più a questo prodotto naturale che sembra possedere tantissime proprietà curative.

I benefici della cannabis sono in realtà noti da migliaia di anni, da quando gli antichi utilizzavano la pianta per curare diverse malattie. Gli scienziati, studiandola a fondo, si sono resi conto del fatto che è composta da molte sostanze diverse, ognuna con delle specifiche proprietà.

In primis, la pianta di Cannabis sativa contiene il CBD, o cannabidiolo. È il principio attivo ed è la sostanza chimica che possiede più proprietà di tutte, come vedremo a breve. La sua particolarità, in base a quanto è stato studiato dagli scienziati, è di essere potenzialmente benefica per l’organismo umano senza essere psicoattiva, quindi senza dare la sensazione di sballo dell’oppiaceo.

Ma quindi da dove deriva l’effetto psicoattivo che ha reso la marijuana così dibattuta nel mondo? Dal fratello del CBD, ovvero il THC. Chiamato scientificamente delta-9-tetraidrocannabinolo, questo principio attivo ha anch’esso proprietà benefiche ma provoca il classico effetto di sballo. Questa caratteristica rappresenta la principale differenza tra CBD e THC e lo ha reso illegale nel mondo sopra una certa percentuale.

Entrambe le sostanze interagiscono con il sistema endocannabinoide, un sistema biologico presente all’interno del sistema nervoso centrale e periferico da cui dipendono numerosi processi. Gli scienziati, studiando questo sistema, hanno visto come il CBD e il THC possono interagire con esso provocando determinate risposte dell’organismo umano, per la maggior parte positive.

Ora vediamo in modo approfondito in cosa consiste la differenza tra CBD e THC.

Quali sono le proprietà del CBD

Abbiamo già accenna cos’è il CBD, perciò ora ci soffermeremo sulle proprietà del cannabidiolo che stanno diventando sempre più famose in tutto il mondo. La legge, infatti, limita la percentuale di THC presente all’interno dei prodotti commerciabili, ma non quella di CBD.

In particolare, la proprietà più conosciuta del CBD è quella antidolorifica. Il sistema endocannabinoide regola, tra le altre cose, anche la percezione del dolore. Sono stati effettuati numerosi studi sulla correlazione tra CBD e cura del dolore e gli scienziati hanno dimostrato che ha le giuste proprietà per combattere anche quello cronico che deriva, ad esempio, da artrite reumatoide.

Il corpo umano produce già di per sé gli endocannabinoidi, ossia dei neurotrasmettitori che hanno una composizione simile a quella dei cannabinoidi presenti all’interno della pianta di canapa. Tuttavia, può capitare che il corpo non ne produca abbastanza affinché i processi fisiologici si svolgano correttamente e quindi il CBD, legandosi ai recettori CB2 ha la capacità di riequilibrare l’organismo.

Una seconda grande proprietà è quella antinfiammatoria, è in grado di  contrastare sia abrasioni che malattie della pelle più complesse come la psoriasi o l’acne.

Una grande proprietà del CBD è quella di ridurre la depressione, l’ansia e lo stress che normalmente richiedono per il loro trattamento l’uso di farmaci anche molto pesanti per l’organismo. Oltre a lavorare sull’umore, contrasta anche i principali sintomi di queste malattie quali insonnia, mal di testa, mancanza d’appetito e disfunzioni sessuali.

Proseguendo, il CBD ha tantissime altre proprietà utili come quelle anticonvulsivanti, neuroprotettive, antiossidanti, antipsicotiche e persino antitumorali.

Infine, sono talmente accentuate le sue proprietà che oggi il CBD viene consigliato persino in veterinaria per il trattamento degli animali. Sono aumentate esponenzialmente sia le ricerche scientifiche in questo campo sia progetti attivi, soprattutto nell’ultimo decennio.

Quali sono le proprietà del THC

All’inizio abbiamo inquadrato cos’è il THC e qual è la principale differenza tra CBD e THC. Infatti, per quanto riguarda le proprietà, i due principi attivi non sono poi tanto diversi tra loro.

Il primo cannabinoide ad essere stato scoperto nel 1940 fu il CBD, tuttavia quando due anni dopo fu isolato anche il THC, quest’ultimo si rivelò come il più potente tra i due. Inizialmente le prime ricerche scientifiche non avevano abbastanza elementi a disposizione per capire quale fosse realmente la sostanza responsabile di determinati effetti.

Non è comunque passato molto tempo prima di capire che il THC era la causa dell’effetto psicoattivo. Nonostante questo, resta il cannabinoide più potente ed è il motivo per cui, anche in Italia, è permesso l’uso di prodotti ad alta concentrazione di THC per scopi medici. Stiamo parlando della cannabis terapeutica.

differenza tra THC e CBD

In questi farmaci, acquistabili solo in farmacia dietro prescrizione medica, il THC può raggiungere anche il 20%. Possono essere utilizzati nel trattamento della sclerosi multipla, del morbo di Crohn, dell’epilessia, del morbo di Parkinson, della fibromialgia e nella terapia del dolore. In generale, per tutte le malattie nella cura delle quali i farmaci tradizionali non hanno dato riscontri positivi convincendo il medico curante a provare la strada della cannabis come terapia alternativa.

Se ti stai chiedendo a cosa serve il THC, la risposta è a curare malattie estremamente gravi avendo anch’esso proprietà simili a quelle del CBD. La differenza tra CBD e THC è che il secondo si lega con i recettori CB1 del sistema endocannabinoide, alterando momentaneamente le facoltà mentali.

Quali sono i pro e i contro del CBD

Abbiamo visto che le proprietà benefiche di CBD e THC si assomigliano molto perché possono entrambi offrire un sollievo nella cura delle medesime patologie o disturbi. Recentemente sono stati effettuati molti più studi sul CBD rispetto al THC, essendo preferibile sperimentare cure che non diano effetti psicoattivi ai pazienti.

Ricapitoliamo che effetti ha il CBD, ossia quali condizioni secondo la scienza è in grado di curare grazie alle sue proprietà:

  • Dolore, anche cronico.
  • Infiammazione.
  • Psoriasi.
  • Acne.
  • Diabete.
  • Convulsioni.
  • Depressione, ansia e stress.
  • Emicrania.
  • Psicosi.
  • Nausea e vomito.
  • Insonnia.
  • Mancanza d’appetito.
  • Abuso di sostanze.

La vera domanda a questo punto è: il CBD ha solo proprietà benefiche per l’organismo o la ricerca ha rilevato anche degli effetti collaterali?

In linea generale, il CBD sembra essere tollerato molto bene dal corpo umano e, nei rari casi in cui si sono presentate delle controindicazioni, queste sono state di lieve entità. Vediamo insieme cos’è emerso dagli studi:

  • Sonnolenza eccessiva.
  • Cambiamento nell’appetito e nel peso.
  • Affaticamento.
  • Vertigini.
  • Diarrea.

In realtà, la maggior parte delle volte in cui si sono verificati effetti collaterali durante gli studi è stato per interazione con altri farmaci. Questo è il motivo per cui, prima di iniziare un qualsiasi trattamento con il CBD, ti consigliamo di rivolgerti al tuo medico di fiducia che ti ha in cura. Il consiglio è ancor più importante se soffri di qualcuna delle patologie elencate e stai prendendo dei farmaci specifici.  

L’importante è il fatto che il CBD, come d’altronde anche il THC, non sia fatale nemmeno se assunto in grandi dosi.

Quali sono i pro e i contro del THC

La differenza tra CBD e THC anche questa volta è particolarmente sottile. Ripetiamo che il THC è quasi sempre presente in bassa percentuale anche nei prodotti acquistabili dal pubblico, mentre lo si trova in elevata quantità solo nei farmaci a base di cannabis terapeutica.

Sintetizzando, possiamo dire che il THC viene utilizzato nella cura di:

  • Dolore cronico.
  • Insonnia grave.
  • Ansia e depressione.
  • Nausea e vomito da chemioterapia o radioterapia.
  • Anoressia.
  • AIDS.
  • Sclerosi multipla.
  • Spasticità muscolare.
  • Glaucoma.
  • Lesioni al midollo spinale.
  • Sindrome di Gilles de la Tourette.
  • Terapia del dolore.
  • Cure palliative.

Il Ministero della Salute dà delle indicazioni riguardo alle malattie per cui è permesso ricorrere alla cannabis terapeutica, ma ricordiamo sempre che l’ultima parola spetta al medico curante.

Ora passiamo ad analizzare quali sono i principali effetti collaterali. Ricordiamo che anch’esso non provoca controindicazioni gravi e non è mortale nemmeno se assunto in grande quantità. Abbiamo inoltre già accennato al principale effetto collaterale che è poi anche la differenza tra il CBD e il THC: l’effetto psicoattivo.

Anche se nel mondo sono molti a fumare illegalmente marijuana – la pianta con un’alta concentrazione di THC – chi decide di fare ricorso a queste sostanze per la cura di un disturbo o di una malattia non vuole perdere le proprie facoltà mentali, anche se temporaneamente.

Vediamo quali sono le principali controindicazioni:

  • Ansia.
  • Problemi di coordinazione.
  • Difficoltà di reazione.
  • Aumento della frequenza cardiaca.
  • Occhi rossi.
  • Bocca asciutta.
  • Perdita della memoria.

Inoltre, secondo i ricercatori, un uso prolungato di elevate quantità di THC può portare dei danni psichici anche duraturi, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti il cui cervello è ancora in fase di sviluppo.

Perché funziona la combinazione tra CBD e THC?

La pianta di cannabis contiene più di un centinaio di cannabinoidi, oltre a tante altre sostanze. Gli scienziati si sono ovviamente occupati di verificare quali effetti producono sia singolarmente sia interagendo tra loro.

È stato infatti dimostrato che l’assunzione di CBD e THC, i quali lavorano già in sinergia in natura all’interno della pianta, si rivelerebbe più efficace rispetto alla loro assunzione separata. E c’è di più, le loro proprietà vengono amplificate se uniti alle altre sostanze contenute all’interno della pianta.

Questo particolare fenomeno si chiama effetto entourage ed è la teoria secondo cui i composti della cannabis lavorano in modo molto maggiore quando sono insieme rispetto a quando sono separati.

Ciò avviene, ad esempio, all’interno dell’olio di CBD. Nella sua forma full spectrum contiene minerali, vitamine, proteine, fibre, terpeni, grassi essenziali, flavonoidi e altri cannabinoidi. È una miscela altamente potente perché tutte queste sostanze lavorano all’unisono portando molti più benefici di quanto non farebbero se prese singolarmente.

Ancor più interessante è stato il risultato di uno studio pubblicato sul Journal of Psychopharmacology dal quale è emerso che il CBD, se assunto insieme al THC, è in grado di contrastare gli effetti psicoattivi causati dal secondo. Nei volontari che hanno preso parte allo studio non solo sono stati riscontrati gli effetti benefici dei due cannabinoidi, ma il CBD ha lavorato come una sorta di “antidoto” eliminando lo spiacevole stordimento mentale.

E non solo, il CBD riduce anche gli altri effetti collaterali che possono essere causati dal THC come l’aumento della frequenza cardiaca e l’ansia, permettendo di beneficiare solo delle proprietà positive.

Cosa dice la legge a tal proposito

Abbiamo accennato più volte ai limiti legali presenti nel nostro Stato, ma non abbiamo ancora spiegato nello specifico qual è la percentuale legale di THC.

Se da un punto di vista chimico e scientifico dalla differenza tra CBD e THC non emerge un vero e proprio vincitore, essendo entrambi in grado di interagire favorevolmente con l’organismo umano, secondo quanto attestato dalla scienza, ben altra cosa è il fronte legale.

Sul CBD abbiamo detto che non esistono ad oggi limitazioni, ne esistono invece parecchie – e tutte diverse in base alla nazione - per quanto riguarda il THC.

A causa della sua caratteristica psicoattiva, i prodotti con un’elevata concentrazione di THC sono considerati illegali. In Italia la normativa di riferimento è la legge n.242 del 2016 e il limite massimo concesso è quello dello 0,5%. Nel momento in cui un prodotto contiene una percentuale inferiore a quella appena citata, può essere acquistato tranquillamente.

È obbligo del venditore indicare sul barattolo il suddetto dato per permettere al consumatore di effettuare l’acquisto nella sicurezza e nella legalità.

Ne possiamo dedurre quindi che il CBD è sempre legale mentre il THC no, e questo vale per tantissimi stati europei nonché per gli Stati Uniti. Ti ricordiamo che se ti trovi in un Paese straniero e devi portare in Italia un prodotto a base di CBD, devi controllare che il livello di THC sia considerato legale anche nel Paese di destinazione.

Ora che conosci la differenza tra CBD e THC non ti rimane altro che visitare il nostro shop e scoprire tutti i prodotti a base di cannabis che abbiamo pensato per te. Tutto ciò che troverai deriva da coltivazioni biologiche ed è perfettamente legale, per assicurarti un’esperienza d’acquisto positiva.

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