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Decreto Sicurezza 2025 e CBD: cosa cambia?

30 Luglio 2025 alle 10:22
Tempo di lettura: 4 min

Decreto sicurezza CBD

Convertito in legge il 9 giugno 2025, il Decreto Sicurezza ha già portato scompiglio tra imprenditori e consumatori, che si stanno chiedendo se il CBD in Italia sia ancora legale o meno. E, nel caso, come comportarsi per non infrangere la legge.

In questo articolo vogliamo dare una risposta chiara e aggiornata, spiegando cosa è cambiato con l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza in Italia, quali prodotti a base di CBD sono considerati illegali e quali restano ancora autorizzati, oltre alle sanzioni previste per chi infrange la nuova normativa.    

CBD e Decreto Sicurezza 2025 

Spacciare la canapa per una sostanza stupefacente. Equiparare la cannabis light alla cannabis illegale in Italia.

L'articolo 18 del Decreto Sicurezza, voluto fortemente dal sottosegretario Alfredo Mantovano, va a modificare la legge 242/2016, nata inizialmente per promuovere la filiera della canapa industriale

In particolare, vieta espressamente importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio e trasporto delle infiorescenze di canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, con un contenuto di THC inferiore allo 0,5%.

Esclusa, ovviamente, anche la possibilità di fumare CBD

Fuori legge anche i prodotti ricavati dalle infiorescenze di canapa: stop a resine, estratti e oli CBD.

Decreto Sicurezza: quali prodotti restano fuori dal divieto?

Non tutto diventa illegale. Il nuovo decreto colpisce esclusivamente i prodotti derivati dalle infiorescenze.

Ad oggi, le aziende possono ancora utilizzare il CBD estratto da gambi, foglie e fusti e quello sintetico di laboratorio per la produzione di oli e cosmetici, nel rispetto della legge italiana su acquisto e vendita di cosmetici al CBD.

Inoltre, è permessa la coltivazione di canapa per fini industriali: prodotti alimentari, cosmetici, ricerca scientifica, florovivaismo, fibre e produzione di semi certificati.

Sanzioni penali e amministrative: cosa rischia chi viola il Decreto Sicurezza

Per chi trasgredisce i nuovi divieti, la legge prevede l’applicazione del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90), che punisce la produzione, il traffico e la detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Con pene di base che prevedono la reclusione da 6 a 20 anni ed una multa da 26mila a 260mila euro.   

Ma non finisce qui. Tra le conseguenze troviamo anche sanzioni amministrative, come la sospensione della patente di guida, della licenza di porto d’armi, del permesso di soggiorno per motivi di turismo e il divieto di conseguirli. 

Insomma, una vera odissea giudiziaria che da un momento all’altro potrebbe rovinare la vita di persone che fino a poco più di un mese fa rispettavano la legge, creavano posti di lavoro e generavano un volume d’affari di 500 milioni di euro annui. 

Cosa succede se vieni beccato con il CBD?

Cosa succede se vieni fermato con il CBD? Una domanda lecita, che ad oggi tiene sulle spine i consumatori, preoccupati di infrangere la neo-legge ed incorrere in problemi con le forze dell’ordine. Ma c’è una buona notizia. 

Se la normativa sulla cannabis light vieta tutte le attività legate alle infiorescenze di canapa, anche con percentuali di THC irrisorie, non introduce il reato per il possesso per uso personale

Quindi, se sei un consumatore e vieni trovato con CBD legale, non rischi sanzioni penaliamministrative, a patto che:

  • il prodotto sia stato acquistato legalmente;
  • contenga THC inferiore allo 0,5%;
  • non abbia effetti stupefacenti (legge-e-cannabis/il-cbd-non-e-illegale-e-non-e-uno-stupefacente).

Onde evitare qualsiasi problema con le autorità però, ti consigliamo di seguire questi quattro semplici passaggi: 

  1. conserva sempre lo scontrino;
  2. acquista da aziende certificate;
  3. evita di consumare CBD in luoghi pubblici;
  4. non comprare prodotti non etichettati.

Nonostante le precauzioni però, ai sensi dell’art. 75 del DPR 309/90, la polizia potrebbe eseguire un test antidroga per verificare la composizione del prodotto e segnalare l’accaduto alla Prefettura.   

Cassazione: il Decreto Sicurezza rischia di essere incostituzionale

Dopo appena venti giorni dall’entrata in vigore del Decreto Sicurezza, la Corte Suprema di Cassazione ha espresso forti dubbi di costituzionalità.

In una relazione del 23 giugno 2025 [1], la Cassazione demolisce punto per punto la normativa approvata dal governo Meloni, compreso l’emendamento sulla canapa. Ma scendiamo nei dettagli.

Sull’emendamento canapa la Cassazione sottolinea sin da subito che il divieto è stato approvato “in assenza della dimostrazione scientifica che l’uso dei prodotti derivanti da piante di canapa possa provocare effetti psicotropi o nocivi”, violando potenzialmente i principi costituzionali di libertà economica e tutela dell’affidamento dei cittadini, "provocando gravi danni economici agli imprenditori e agli operatori economici coinvolti”.

Come più volte evidenziato dall’Associazione Imprenditori Canapa Italia [2] infatti, più di 3 mila aziende rischiano di chiudere i battenti e lasciare a casa circa 15 mila persone, per motivi puramente ideologici.

A livello europeo invece, il decreto “sembra impedire la libera circolazione di una merce all’interno dell’Unione (artt. 34 e 36 TFUE) in maniera non proporzionale", non essendovi evidenze scientifiche che provino che le infiorescenze di canapa e i derivati di varietà di canapa con un contenuto di THC inferiore allo 0,3 per cento siano una minaccia per la sicurezza e la salute pubblica.  

Infine, la Corte di Cassazione fa riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 19 novembre 2020 [3] sul caso Kanavape. Una sentenza storica, in cui viene sottolineato che:

  1. Il CBD non può essere considerato uno stupefacente, perché privo di effetti psicoattivi
  2. Non si può vietare la commercializzazione del CBD, quando prodotto legalmente in uno Stato dell'Unione.

Per ulteriori approfondimenti sul tema ti consigliamo di leggere anche:

Il cbd non è illegale e non è uno stupefacente.

Fonti:

  • [1] Relazione della Corte Suprema di Cassazione;
  • [2] Articolo di Imprenditori Canapa Italia (ICI);
  • [3] Sentenza della Corte di Giustizia europea del 19.11.2020;
Raffaele Migliucci

Amante della Natura da sempre. Copywriter a servizio del benessere dal 2020. E autore per DolceVita Magazine. Le mie parole? Un ponte per chi vuole stare meglio e vede nel CBD il suo prossimo alleato naturale.

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