Cosa succede se vieni fermato con CBD nel 2025?

Il decreto Sicurezza è ufficialmente legge. E con l’ok definitivo del Senato, arrivato solo lo scorso 4 giugno, sono arrivati puntuali anche i dubbi dei consumatori, che non sanno più come comportarsi a riguardo.
“Cosa succede se vieni fermato col CBD?”. Questa è la domanda che più di tutte sta affollando la mente delle persone. La paura, infatti, è quella di infrangere inconsapevolmente la normativa, e incorrere in problemi con le forze dell’ordine.
Con questo articolo vogliamo portare chiarezza. Spiegare cosa si rischia ad avere il CBD in strada e come comportarsi in caso di perquisizioni.
Il decreto Sicurezza è legge: adesso cosa succede?
Spacciare la canapa per una droga. È questa la conseguenza principale del decreto Sicurezza del governo Meloni, che vieta espressamente l'importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio e il trasporto delle infiorescenze di cannabis, anche se con un contenuto di THC inferiore allo 0,5%. Ovviamente non è possibile nemmeno fumare CBD.
È esclusa invece l’applicazione del testo unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) quando la coltivazione della canapa è destinata per fini industriali, che possono essere: prodotti alimentari, cosmetici, ricerca scientifica, florovivaismo e produzione di semi certificati.
Nonostante ciò, il divieto mette a rischio l’intero settore della canapa in Italia, composto da più di 3 mila aziende e oltre 30 mila lavoratori tra stabili e stagionali, che da un giorno all’altro potrebbero ritrovarsi senza lavoro.
Cosa succede se vieni beccato con il CBD: i rischi da sapere
I consumatori di infiorescenze di canapa e derivati dallo scorso 4 giugno non smettono di domandarsi: “cosa succede se vieni fermato con il CBD?”
In teoria, nulla. Perché se la nuova normativa vieta tutte le attività legate alle infiorescenze di cannabis anche con percentuali di THC minime, non introduce un nuovo reato per il possesso di cannabis light per uso personale. Ma a delle condizioni:
- La cannabis light è acquistata regolarmente da un negozio o e-commerce certificato e autorizzato.
- Ha un contenuto di THC inferiore allo 0,5%.
- Non ha effetti stupefacenti.
Nonostante ciò, in caso di fermo o controllo, le forze dell’ordine potrebbero sia sequestrare il prodotto per fare delle analisi sia segnalare l’accaduto alla Prefettura ai sensi dell’art. 75 del DPR 309/90.
Prefettura che, dopo aver verificato l’effetto drogante della cannabis light, non dovrebbe applicare neanche le sanzioni amministrative previste per la detenzione di cannabis, come la sospensione della patente, del passaporto o del porto d’armi da 1 a 12 mesi.
Beccato col CBD in strada: cosa fare per tutelarsi
Come appena spiegato, il possesso di cannabis light per uso personale non rappresenta un reato e tantomeno un illecito. Ma da oggi, onde evitare qualsiasi problema con le forze dell’ordine, ecco cosa fare per difendersi in caso di necessità:
- Conserva sempre lo scontrino. È fondamentale per verificare la liceità dell’acquisto.
- Preferisci esclusivamente aziende certificate, che garantiscono delle analisi di laboratorio che dimostrano l’assenza di THC nei prodotti. È importante sapere come scegliere un negozio di cannabinoidi certificato.
- Non consumare questa categoria di prodotti in contesti che possono risultare ambigui, come in auto o in pubblico.
- Evita prodotti non etichettati o di rivenditori non autorizzati.
Corte europea: la canapa non si può vietare
Anche se approvata definitivamente, la nuova legge del governo Meloni si scontra apertamente con alcune delle sentenze più significative della Corte di Giustizia Europea. In particolare, quella del 4 ottobre 2024 [1], che cita:
“gli Stati membri non possono imporre restrizioni alla coltivazione della canapa industriale, compresa la coltivazione indoor e la coltivazione esclusivamente per la produzione di infiorescenze, a meno che tali restrizioni non siano suffragate da prove scientifiche concrete relative alla tutela della salute pubblica”.
Parole forti che non lasciano spazio a dubbi, che la Corte di Giustizia europea aveva già messo nero su bianco nella sentenza “storica” del 19 novembre 2020 [2]. In cui spiegava:
- Il CBD non può essere considerato uno stupefacente, perché privo di effetti psicoattivi.
- Non si può vietare la commercializzazione del CBD, quando prodotto legalmente in uno Stato dell'Unione.
Perché il decreto Sicurezza non può vietare la cannabis light: facciamo chiarezza
Paura tra i consumatori e tra i titolari di un’attività. È questa l’unica vera conseguenza dell’entrata in vigore del decreto Sicurezza, che non può vietare automaticamente la canapa. Per 3 validi motivi:
In primis, il DPR 309/90 (che regola le sostanze stupefacenti in Italia) non punisce la vendita di prodotti privi di efficacia stupefacente.
Principio confermato anche dalla Sentenza a Sezioni Unite della Corte di Cassazione n.30475/2020 [3], che ha chiarito che la canapa non drogante non è penalmente rilevante. E come sappiamo, il CBD è un principio attivo della cannabis che non ha effetti psicoattivi.
In secondo luogo, come evidenziato dal Presidente dell’Associazione Imprenditori Canapa Italia (ICI) [4] Raffaele Desiante, “Il quadro normativo europeo non tutela solamente la libertà economica: impone agli Stati di notificare qualsiasi regola tecnica che restringa l’accesso di un prodotto al mercato”. Notifica non avvenuta per il decreto Sicurezza, che non potrà essere applicato.
Infine, le imprese italiane hanno agito secondo legge. Con tanto di controlli e autorizzazioni. E vietare oggi quello che fino a ieri era autorizzato, viola il legittimo affidamento (Art. 41 e 97 della Costituzione) e i principi europei sulla libera circolazione dei prodotti (Art. 34–36 TFUE).
Allo stesso modo, nelle cause Kanavape (C‑663/18), BioHemp (C‑502/22) e Hammarsten (C‑101/01), la Corte di Giustizia europea ha ribadito che la canapa non stupefacente non può essere vietata senza motivazioni serie, scientificamente provate e proporzionate. Che in questo caso non sussistono.
Per maggiori info, dai un'occhiata anche a questo articolo:
la cannabis light è illegale nel 2025.
Nuovo codice della strada: la cannabis light viene trovata dai testi antidroga?
Se la guida sotto effetto di stupefacenti è punita da sempre, il nuovo codice della strada di Matteo Salvini, denominato “tolleranza zero”, ha voluto mettere ancora più alle strette i consumatori di cannabis.
Infatti, non è più necessario provare lo stato di alterazione psico fisica alla guida. Un semplice test della saliva positivo è sufficiente per essere puniti per guida in stato di ebbrezza e far scattare le seguenti sanzioni:
- una multa dai 1500 fino ai 6000 euro;
- l'arresto fino a 1 anno;
- la sospensione della patente per 1 o 2 anni.
Ma anche il CBD può essere rilevata dai test antidroga, anche se è presente un contenuto minimo di THC?
La risposta è sì. Anche se in quantità irrisorie, il THC presente nelle infiorescenze di cannabis light può dare risultati positivi se consumato in grandi quantità e regolarmente.
Se vogliamo continuare a godere degli effetti positivi del CBD senza correre alcun rischio, l’unica soluzione valida in questi casi è scegliere dei prodotti completamente privi di THC.
Come l’olio di CBD broad spectrum, che vanta l’intero spettro di cannabinoidi, terpeni e flavonoidi, ad eccezione del THC.

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Tipologia: Broad spectrum
Come sicurezza finale, per non rischiare di incorrere in sanzioni ingiuste, l’ideale è rivolgersi esclusivamente ad aziende certificate come Crystalweed, che tramite delle analisi di laboratorio può garantire la sicurezza e l’assenza di THC nei prodotti.

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