Il CBD ha proprietà antinfiammatorie?
Quali sono le proprietà antinfiammatorie del CBD? In questo articolo esamineremo molti studi scientifici per scoprire in che modo il CBD può aiutare in caso di infiammazione o dolore. Se hai bisogno di maggiori info, scrivi un commento a fondo pagina.

È possibile curare le infiammazioni in modo naturale, senza ricorrere ai classici farmaci antinfiammatori?
Sono sempre più le persone che si pongono questa domanda, vista l’impennata delle malattie infiammatorie che affliggono la popolazione.
La risposta è sì.
Il CBD, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie confermate dalla ricerca scientifica, corre in nostro aiuto quando vogliamo ridurre l’utilizzo dei medicinali più comuni per contrastare questa problematica.
E, se anche tu stai cercando degli antinfiammatori naturali ma efficaci come i farmaci tradizionali, questa guida è quello che fa al caso tuo.
Sfruttando gli studi scientifici più recenti, capiamo come e perché utilizzare il CBD come antinfiammatorio naturale così da trattare i diversi stati infiammatori. Partiamo.
Cos’è l’infiammazione?
Come spiegato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) [1], l’infiammazione (o flogosi) è un meccanismo di difesa dell’organismo che si attiva in risposta a stimoli dannosi di varia natura. Inclusi quelli indotti da segnali endogeni, come cellule danneggiate, e agenti:
- Fisici: traumi, ustioni, congelamento;
- Chimici e tossici: alcol e sostanze irritanti;
- Infettivi: batteri, virus, parassiti, funghi.
L’infiammazione è una reazione complessa indispensabile per contrastare e neutralizzare un potenziale pericolo, riparare il danno prodotto e ripristinare la normale funzionalità del tessuto o organo coinvolto.
Tuttavia, quando la risposta non viene regolata in modo adeguato o i meccanismi di controllo sono difettosi, l’infiammazione potrebbe anche tradursi in una patologia.
In poche parole, se il sistema immunitario non può tornare alla normalità perché il corpo non guarisce, l’infiammazione continua a segnalare il pericolo. Sul lungo termine, questa risposta infiammatoria, nota come infiammazione cronica, può far insorgere diverse malattie.
Infiammazione: sintomi e cause
La funzione principale dell’infiammazione è allertare l’organismo che c’è un pericolo in corso e prepararlo a difendersi. Le cause più comuni sono le infezioni da batteri, virus e funghi. Anche se non sempre è così.
Nella fattispecie, l’infiammazione può anche essere attivata da agenti fisici, chimici e biologici. Tra i fattori di natura non infettiva più comuni rientrano:
- Traumi fisici: tagli, stress muscolare eccessivo, traumi ecc;
- Ustioni;
- Congelamento;
- Punture d’insetto;
- Corpi estranei all’interno di una ferita;
- Radiazioni;
- Contatto con sostanze chimiche nocive;
- Reazioni allergiche;
- Patologie autoimmuni.
Tra i sintomi principali dell’infiammazione, invece, troviamo:
- Rossore: causato dalla dilatazione dei vasi sanguigni nell’area in cui è avvenuto il danno;
- Calore: causato dall’aumento del flusso sanguigno verso la zona interessata;
- Gonfiore: determinato dall’accumulo di liquido al di fuori dei vasi sanguigni;
- Dolore: dipende dal gonfiore dei tessuti, dalla dilatazione dei vasi sanguigni e da alcune sostanze chimiche che intervengono nell’infiammazione;
- Perdita di funzionalità: per via del dolore e del gonfiore, che possono impedire il movimento e la funzionalità della zona colpita.
Infiammazione acuta vs cronica: tutte le differenze (che devi sapere)
Come tutti sappiamo, le infiammazioni possono essere di tipo acuto o di tipo cronico. Ma, quali sono le differenze?
- L’infiammazione acuta è la prima linea di difesa contro lesioni, traumi, infezioni o esposizione a composti nocivi. Ha un inizio improvviso, si aggrava in poco tempo e dura solo alcuni giorni. E di solito, è il primo passo del corpo verso la guarigione;
- L’infiammazione cronica si manifesta lentamente e può durare mesi o addirittura anni. E può iniziare anche come conseguenza di un’infiammazione acuta non completamente guarita.
Come si cura l’infiammazione?
Dipende da numerosi fattori, come la gravità, le condizioni di salute della persona colpita e la presenza di eventuali complicazioni.
Per quanto riguarda un’infiammazione di lieve entità, nella maggior parte dei casi sarà sufficiente applicare del ghiaccio sulla zona interessata. Riposare, e, nel caso fosse necessario, assumere degli antinfiammatori.
In particolare, in base al tipo di infiammazione, acuta o cronica, all’intensità dei sintomi e alla localizzazione, esistono 2 tipi di farmaci antinfiammatori:
- non steroidei (FANS): riducono la produzione delle molecole coinvolte nel processo infiammatorio, mitigano il dolore e abbassano la temperatura;
- cortisonici o steroidei: agiscono bloccando l’azione di sostanze utilizzate dal sistema immunitario per attivare la risposta infiammatoria.
Tuttavia, come precisato dall’ISS [2], anche i farmaci antinfiammatori possono avere degli effetti collaterali, soprattutto se assunti per un lungo periodo.
Tra i più noti figurano:
- dolori allo stomaco, nausea e diarrea;
- ulcere allo stomaco, che possono anche causare emorragie interne;
- perforazione dello stomaco;
- mal di testa;
- sonnolenza;
- vertigini;
- reazioni allergiche.
Una lunga lista di effetti collaterali, anche gravi, che portano le persone a domandarsi: esiste un antinfiammatorio naturale potente come i farmaci ma sicuro per la nostra salute?
La risposta è sì. Si chiama CBD. Una molecola della cannabis che a differenza del THC non ha effetti psicoattivi e non genera dipendenza, ma è sempre più apprezzata per i suoi effetti benefici.
CBD come antinfiammatorio sicuro e naturale: gli studi

Migliaia sono gli studi clinici hanno confermato le proprietà benefiche del cannabidiolo (CBD). Nel tempo si è dimostrato un valido rimedio per trattare l'infiammazione, anche più dei farmaci tradizionalmente utilizzati.
Una ricerca condotta dall’Università di Guelph [3], in Canada, e pubblicata nel 2019 sul Phytochemistry, ha rivelato che la potenza della Cannabis Sativa come antinfiammatorio è 30 volte maggiore rispetto a quella dell’aspirina.
In particolare, i ricercatori hanno rivelato che la sua efficacia antinfiammatoria si deve alla presenza di due molecole: la cannaflavina A e la cannaflavina B, che possono colpire il dolore nel suo punto d’origine.
Nel 2017 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato uno studio rivoluzionario [4] che ha sia confermato le proprietà benefiche del CBD che categorizzato come non pericoloso, tanto da escluderlo dalle sostanze stupefacenti.
Dopo questo studio si è sviluppata maggiormente la letteratura scientifica a riguardo; il campo d’indagine principale è il valore della cannabis e del CBD come possibili sostituti ai classici antidolorifici e antinfiammatori da banco.
Una ricerca condotta dall’Università Insubria di Varese [5] e pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences, ha cercato di fare chiarezza sugli effetti antinfiammatori della cannabis.
Nell’introduzione si legge che sebbene le “prove suggeriscono che il CBD potrebbe essere benefico in una serie di malattie, tra cui: morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla, epilessia, morbo di Huntington, lesioni da ipossia-ischemia, dolore, ansia, depressione, cancro, nausea, malattie infiammatorie, infezioni, artrite reumatoide, malattie infiammatorie intestinali e morbo di Crohn, malattie cardiovascolari e complicazioni diabetiche”, i meccanismi precisi non sono stati ancora pienamente compresi.
I risultati, tuttavia, supportano l’uso dei cannabinoidi per “arginare l’infiammazione” e confermano l’efficacia del CBD come antinfiammatorio.
CBD per l’infiammazione acuta: efficace come i farmaci (ma senza effetti collaterali)
I cannabinoidi possono ridurre l’infiammazione come fanno i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei)?
È questa la domanda a cui ha voluto rispondere lo studio pubblicato sulla rivista Biological and Pharmaceutical Bulletin nel 2011 [6].
In particolare, i ricercatori volevano determinare se i principali cannabinoidi della cannabis potessero inibire COX-1 e COX-2: enzimi coinvolti nel processo di infiammazione.
La risposta è stata affermativa. Infatti, è stato notato che, tra tutti i cannabinoidi, è proprio il CBD che riduce la produzione di COX-2. Ciò significa che può spegnere l’infiammazione senza interferire con le funzioni “protettive” di COX-1, come succede invece con i FANS che possono creare problemi gastrici.
Infiammazione cronica: il CBD può aiutare?
Con centinaia di migliaia di casi riscontrati ogni anno, l’artrite è tra le infiammazioni croniche più comuni tra gli adulti in Italia.
Lo studio pubblicato sulla rivista European Journal of Pain nel 2016 [7], condotto sui ratti, ha valutato l’efficacia del cannabidiolo nel ridurre il dolore e l’infiammazione associati a questa condizione.
I ricercatori hanno applicato il CBD direttamente sulla zona interessata sotto forma di gel transdermico per 4 giorni consecutivi. Con questi risultati:
- Le dosi tra 6,2 e 62 mg/die sono efficaci, avendo ridotto significativamente il gonfiore dell’articolazione rispetto al gruppo di controllo;
- I comportamenti associati al dolore, come la zoppia e la sensibilità al tatto, sono diminuiti nei ratti trattati con CBD;
- Non sono stati osservati degli effetti collaterali gravi, confermando la sicurezza e la tollerabilità del CBD.
Anche se la FDA non ha ancora approvato un farmaco a base di CBD per trattare l’infiammazione cronica, sempre più persone, mosse dalle testimonianze positive, scelgono di alleviare i sintomi di queste condizioni con dei prodotti a base di cannabidiolo, come l’olio di cannabis.
CBD antinfiammatorio: quali patologie può trattare?
Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo fare una premessa. Come abbiamo visto, il CBD vanta delle importanti proprietà antinfiammatorie. Tale proprietà è dovuta dall’interazione del cannabidiolo con il nostro sistema endocannabinoide.
Il sistema endocannabinoide (SEC) è composto dagli endocannabinoidi (molecole che derivano dagli acidi grassi polinsaturi), dai recettori CB1 e CB2 e dagli enzimi. Perché è così importante?
È incaricato di mantenere l’omeostasi, ossia il nostro equilibrio interno. Ed è qui che entra in gioco il CBD, che può regolare il SEC e promuovere il nostro benessere psicofisico.
Tornando alla nostra domanda, il CBD può aiutare a ridurre l’infiammazione?
Sebbene siano necessari ulteriori studi, il cannabidiolo è stato utilizzato con successo in diverse condizioni caratterizzate da fenomeni infiammatori. Tra cui:
- malattie neurodegenerative, come il Parkinson, l’Alzheimer e la sclerosi multipla;
- malattie infiammatorie o autoimmuni, come il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, artrite reumatoide ecc);
- malattie neuropsichiatriche, come la schizofrenia e disturbi bipolari;
- fenomeni aterosclerotici.
CBD e sport: l’antinfiammatorio naturale preferito dagli atleti

Rimosso dalle sostanze proibite dall’agenzia mondiale antidoping (WADA), il CBD è entrato a gamba tesa anche nel mondo dello sport. Il motivo?
Si è rivelato un valido alleato per gli atleti, sia professionisti che amatoriali, che lo assumono per innumerevoli motivi. In particolare, per:
- Rinforzare il sistema immunitario e garantire delle buone prestazioni;
- Ridurre l’ansia da prestazione, che può compromettere le performance;
- Accelerare il recupero dagli infortuni, oltre a permettere agli atleti di tornare ad allenarsi il prima possibile;
- Alleviare il dolore. Da applicare direttamente sulla zona colpita, l’olio di CBD come antidolorifico è ideale per evitare o ridurre i crampi muscolari dopo ogni allenamento;
- Migliorare la qualità del sonno, fondamentale per ogni atleta (e non solo) ;
- Trattare l’infiammazione, spesso causata da prestazioni troppo intense.
Come usare il CBD per l’infiammazione: la guida
Qual è il modo migliore per assumere il CBD? A detta di numerosi studi scientifici è tramite l’olio di CBD, che viene assunto sia per via sublinguale (sotto la lingua) che applicato sulla zona da trattare.
Invece, il giusto dosaggio di CBD per l’infiammazione può variare da persona a persona ed è influenzato da diversi fattori: peso corporeo, età, sesso, la gravità dei sintomi, la ricettività e la concentrazione del prodotto che abbiamo scelto.
Tuttavia, il consiglio generale resta sempre lo stesso: iniziare con dosi basse, così da permettere al sistema endocannabinoide di adattarsi e aumentare il dosaggio gradualmente, in base alle sensazioni che avvertiamo.
Fonti Scientifiche
[1] Infiammazione ISS Salute;
[2] FANS - Farmaci antinfiammatori non steroidei ISS Salute;
[3] Biosynthesis of cannflavins A and B from Cannabis sativa L;
[4] Drugs (psychoactive): Cannabidiol (compound of cannabis);
[5] A Novel Standardized Cannabis sativa L. Extract and Its Constituent Cannabidiol Inhibit Human Polymorphonuclear Leukocyte Functions;
[6] Evaluation of the Cyclooxygenase Inhibiting Effects of Six Major
Cannabinoids Isolated from Cannabis sativa;
[7] Transdermal cannabidiol reduces inflammation and pain-related behaviours in a rat model of arthritis.

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