La legalizzazione della cannabis viene affrontata in ogni paese con modalità differenti.
Dopo quasi cent’anni di proibizionismo, negli Stati Uniti c’è stata un’apertura sull’utilizzo della cannabis terapeutica. Gli Stati Federali, infatti, si stanno muovendo l’uno dopo l'altro verso la legalizzazione della pianta per uso terapeutico.
La guerra ai consumatori abituali e l’obiettivo di eliminare il consumo di droga che hanno caratterizzato per decenni la politica dei governi sono falliti senza portare risultati.
Anzi. L’unica evidenza è stato un aumento costante dei consumatori di droghe, raddoppiati rispetto alla crescita della popolazione mondiale.
La repressione, a partire dal 1937 con l’emanazione del Marijuana tax act di Roosevelt, ha portato ad una crescita immensa del mercato nero e del consumo illegale di droghe sintetiche. Gli effetti di queste scelte sono stati nefasti, con milioni di morti per overdose e il consumo di sostanze chimiche dagli effetti pericolosi.
A partire dal 2013, con la legalizzazione della cannabis in Uruguay, si è cominciato a spingere per il cambiamento in molti paesi del Sudamerica e degli Stati Uniti.
In pochi anni, soprattutto in seguito alla regolamentazione della cannabis nello Stato di New York, l’impulso verso la legalizzazione ha trainato diversi stati americani.
Il passo più importante è stata la depenalizzazione del possesso e il divieto di discriminare chi consuma cannabis o lavora nella produzione della cannabis legale.
Ma a che a che punto siamo con la legalizzazione in Europa? E nel resto del mondo?
Facendo un quadro sulla legalizzazione del 2021, sono molti i paesi che stanno prendendo posizioni più liberali. Le nazioni europee che hanno approvato l’utilizzo della cannabis terapeutica sono: Grecia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito.
Anche in Spagna è in atto una rivoluzione in questa direzione.
Nel resto del mondo, oltre agli Stati Uniti, l’uso della marijuana è consentito in Australia, Cile, Colombia, Israele, Perù.
Legalizzazione della cannabis in Italia… a che punto siamo?
In Italia, la legge n. 242 del 2 dicembre 2016 costituisce un vero e proprio punto di svolta nel processo di legalizzazione della cannabis.
La normativa in materia apre la strada alla coltivazione della canapa sativa, permettendone anche la commercializzazione.
Tra i prodotti che si ottengono dalla lavorazione della cannabis è possibile vendere:
- generi alimentari,
- creme e cosmetici,
- olio di CBD,
- semilavorati (fibre, canapulo, polvere, cippato, olio e carburante),
- materiali per la bioedilizia,
- estratti per la fitodepurazione per la bonifica dei siti inquinati,
- prodotti per il florovivaismo,
- materiali destinati alle attività didattiche.
I prodotti che possono essere commercializzati rientrano nei derivati della canapa sativa light, che comprendono marijuana e hashish.
Il loro contenuto di THC è inferiore allo 0,5%, che significa che non hanno effetto psicotropo.
Fumare cbd in Italia è possibile?
Le attuali disposizioni sulla marijuana legale, purtroppo, lasciano al di fuori le infiorescenze. Questo, quindi, crea un vuoto normativo sull’utilizzo e l’eventuale consumo di marijuana e hashish.
Le proposte di legalizzazione
L’attuale governo, composto da forze politiche totalmente agli antipodi, rende complessa la legalizzazione della cannabis.
Tuttavia il dibattito è molto vivace e le proposte di legalizzazione sono state già calendarizzate dall’ufficio di presidenza per la commissione di Giustizia della camera.
L’obiettivo è quello di alleggerire e depenalizzare i reati legati all’uso personale della cannabis.
In particolare tra i favorevoli ci sono il PD e il M5S che si scontrano con un centrodestra più conservatore su questi temi.
Riccardo Magi, deputato del partito radicale, ha spiegato che depenalizzare i reati minori, come la coltivazione e la detenzione ad uso personale, servirebbe anche a contenere fatti di lieve entità.
Questo cambiamento migliorerebbe la normativa ed eviterebbe di danneggiare le migliaia di persone che ogni anno vengono punite per reati minori.
Cosa prevede la legge C-45 per la legalizzazione della marijuana, meglio nota come Cannabis act?
La legalizzazione della marijuana è un argomento di cui, soprattutto negli ultimi anni, stanno discutendo tutti i paesi. Ma a destare grande stupore è stato che proprio il Canada, punto di riferimento dell’economia globale, è giunto a legalizzare l’uso ed il possesso della sostanza.
Prima di parlare della legalizzazione della marjiuana avvenuta questi giorni, facciamo un passo indietro…
La proposta di legge per la totale legalizzazione della marijuana in Canada risale al 2012, ed è stato uno dei punti della campagna elettorale del liberale Justin Trudeau diventato poi primo ministro del Canada nel 2015.
Dopo lunghe discussioni la legge viene approvata dalla Camera dei Comuni del Canada a fine novembre 2017, anche se diventa effettiva qualche mese dopo, il 17 ottobre 2018.
Quel giorno il Canada diventa il secondo paese al mondo, dopo l’Uruguay, a giungere alla totale legalizzazione ed il primo e unico del G-7.
La legge si divide in due parti. Nella prima sezione viene regolamentato l’uso della sostanza a scopo ricreativo così come la sua coltivazione e vendita. Nella seconda parte, invece, si spiega il rafforzamento delle misure e sanzioni in caso di violazione della legge (vendita ai minori o guida sotto uso della sostanza).
Il cannabis act permette a ogni individuo adulto di acquistare semi, piante o oli di marijuana da rivenditori autorizzati. Si può portare con sé fino a un massimo di 30 grammi e coltivare fino a 4 piantine nella propria abitazione.
Allo stesso tempo, però, il decreto ha inasprito le sanzioni in caso di violazione della legge. Chi dovesse vendere marijuana a minorenni, potrebbe incorrere fino a 14 anni di carcere.
Il governo sta inoltre lavorando ad una misura retroattiva, valutando una sorta di amnistia nei confronti di chi è stato condannato per il possesso di una quantità che oggi sarebbe legale.
Qual è l’obiettivo della legalizzazione della Marijuana?
L’obiettivo della legalizzazione della Marijuana per Justin Trudeau è di offrire un efficace strumento di controllo per tenere lontani i minori dalla marijuana e per contrastarne la vendita clandestina. Scrive su un tweet:
“Era troppo facile per i nostri ragazzi ottenere marijuana e per i criminali raccogliere profitti. Da oggi si cambia. il nostro piano per regolamentare e legalizzare la marijuana è stato appena approvato dal Senato”.
Non bisogna poi dimenticare le entrate fiscali dovute alla tassazione della cannabis. Si prevede un maggiore gettito fiscale di circa 400 milioni di dollari canadesi all’anno.
Si tratta quindi di una battaglia dichiarata allo spaccio illegale, a una maggiore tutela nei confronti dei minori ma anche ad un buon affare per lo Stato stesso.
Mercoledì 17 ottobre 2018
Una data da ricordare, in Canada, che segna il giorno in cui aprono i primi veri negozi con la licenza di vendere marijuana al pubblico. L’euforia è tanta, motivo per cui tanti negozi aprono già nel cuore della notte per iniziare a vendere.
I più fortunati sono stati gli abitanti della provincia di Terranova (Newfoundland), la provincia più a est dello Stato canadese. Infatti, facilitati dal fuso orario, sono stati i veri pionieri di questa rivoluzionaria iniziativa.
A questo proposito però bisogna però fare una considerazione. Quello della legalizzazione della marijuana è un fenomeno che chiaramente apre un mercato totalmente nuovo in Canada. Quindi, inevitabilmente, la domanda è davvero tanta rispetto a quella che è la poca offerta.
Bisogna quindi dare al paese il tempo necessario per riorganizzarsi, stabilizzarsi, ed essere pronto ad affrontare questo nuovo mercato.
Ad ogni modo nei paesi in cui dovesse mancare la materia, si pensi per esempio all’Ontario, il problema si risolverebbe tranquillamente offrendo la possibilità di acquistare i prodotti online.
Canada, un esempio per tutti
Lo stato canadese, in questo momento, sta facendo da lezione a tutti gli altri paesi. Incarna come la figura di un laboratorio che ha messo in atto il consumo normato e tassato della marijuana, e ne osserva i benefici.
Se questa legalizzazione manterrà le promesse fatte, dovremmo assistere ad una diminuzione della criminalità legata al mercato nero, ad una maggiore tutela dei minorenni, ad un ricavo economico per lo Stato e, perché no, anche un probabile alleggerimento di lavoro per i tribunali.
Anche Amazon si schiera a favore della legalizzazione della cannabis
Le notizie sulla legalizzazione delle droghe leggere non sono finite: è molto interessante la recente presa di posizione di Amazon.
Il colosso americano ha dichiarato che non sottoporrà più i suoi dipendenti ai test sull’uso di marijuana per i ruoli che non lo richiedono per legge.
In questo modo, l’azienda di Jeff Bezos intende prendere posizione a favore della proposta normativa sulla legalizzazione della marijuana.
Fino a qualche mese fa, Amazon attuava politiche estremamente rigide sulle assunzioni e i candidati venivano sottoposti a test sull’uso della marijuana legale.
A giugno, invece, ha invertito la rotta, seguendo la tendenza verso la legalizzazione che sta coinvolgendo tutti gli Stati Uniti.
Gli Stati Federali, infatti, sono in attesa già da tempo della pubblicazione della Marijuana Reform Bill, la normativa stilata per legalizzare il consumo e la commercializzazione di erba in tutti gli Stati Uniti.
La posizione di molti degli Stati confederati è già netta.
In molte nazioni è già ammesso l’uso ricreativo della cannabis e si attende solo un provvedimento che lo estenda a tutti gli altri stati.
L’opinione pubblica, tra l’altro, si è schierata già a favore della legalizzazione, con il 90% degli americani che ha dichiarato di essere in attesa della riforma.
La posizione di Amazon, inoltre, è stata accolta con clamore dai mercati che, nel 2020, hanno visto una crescita del settore del 46%.
A Wall Street, infatti, la legalizzazione della cannabis è considerata un’opportunità, sia per quanto riguarda la crescita economica che per i posti di lavoro che sarebbe in grado di offrire.
Aspettiamo di vedere quali saranno i prossimi step.