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Differenza tra cannabis light e cannabis medica

3 Maggio 2023 alle 8:40
Tempo di lettura: 7 min

Per i non addetti ai lavori, quando si parla di cannabis non è semplice capire la differenza tra cannabis light e cannabis medica

I due prodotti sono entrambi ricavati dalla cannabis sativa ed è per questo che molte persone tendono a fare confusione. 

Tuttavia, è proprio la normativa a mettere dei paletti chiari: la canapa industriale, meglio conosciuta come cannabis light, ha un basso contenuto di THC e può essere acquistata dai maggiorenni in libera vendita.

Per quanto riguarda la cannabis terapeutica, invece, le percentuali di THC consentite sono più alte, può essere assunta solo con la prescrizione del medico quando le terapie farmacologiche non risultano efficaci ed è possibile acquistarla sono in farmacia.

Questo perché il tetraidrocannabinolo, ad alte concertazioni, può avere effetti psicotropi, a differenza del cannabidiolo, un cannabinoide privo di effetti psicotici.

Cannabis light: cos'è e caratteristiche principali

Con il termine cannabis light, o cannabis legale, si definiscono i prodotti derivati dalla canapa industriale con un basso contenuto di THC. Quest’ultimo è uno dei due cannabinoidi contenuti in maggior percentuale nella pianta di cannabis, insieme al CBD. Si tratta di una sostanza dagli effetti psicoattivi e la sua presenza è sottoposta a una rigida regolamentazione. 

Quando si parla di cannabis light si intende una famiglia di prodotti - infiorescenze, olio di CBD, estratti, cosmetici - con percentuali di THC entro il limite dello 0,5%. La particolarità della cannabis light è costituita dal suo ricco contenuto di CBD (per saperne di più leggi l’articolo in cui spieghiamo cos’è il CBD) che, al contrario del THC, non ha effetti psicotropi. 

Cannabis light e cannabis terapeutica derivano entrambe dalla pianta di Cannabis Sativa e, in particolare, dalle infiorescenze femminili.

Cannabis terapeutica: cos'è e caratteristiche principali

Crystalweed cannabis light foto

Ciò che caratterizza la cannabis terapeutica sono le concentrazioni di THC che, generalmente, vanno dall’1% al 22%. La produzione di cannabis terapeutica è destinata esclusivamente all’uso medico e viene eseguita secondo le norme europee in materia di medicinali.

I prodotti a base di cannabis terapeutica - spray orali, infiorescenze, pastiglie, tinture, cerotti, preparati da consumare per via orale o per la vaporizzare - possono essere acquistati in farmacia, soltanto con la prescrizione medica.

In linea generale, può essere prescritta per il trattamento del dolore cronico e per le persone affette da sclerosi multipla. Inoltre, si tratta di un ottimo coadiuvante nelle terapie anticancro (radioterapia e chemioterapia) e nelle terapie per HIV, poiché contrasta gli effetti collaterali dei farmaci.

Grazie ai suoi effetti sull’appetito, la cannabis terapeutica viene utilizzata come antianoressizzante per i malati oncologici e per le persone con disturbi alimentari.

Differenze tra cannabis light e cannabis medica

Sebbene vengano estratte entrambe dalla cannabis sativa, la cannabis light e la cannabis medica hanno differenze notevoli dovute proprio ai diversi livelli di THC e CBD. I due principi attivi, infatti, determinano gli effetti della sostanza ed è per questo motivo che sono sottoposti ad una ferrea normativa.

Leggi e regolamentazioni

La principale distinzione tra cannabis terapeutica e cannabis light viene fatta a livello normativo:

  • la cannabis terapeutica è regolamentata dal Decreto ministeriale del 9 novembre 2015, in cui vengono descritti gli usi e le modalità di somministrazione della sostanza. Inoltre, il Ministero della salute specifica i casi in cui può essere prescritta la cannabis a uso medicinale.
  • Per quanto riguarda la cannabis light, si fa riferimento alla legge n. 242/2016 che stabilisce la soglia massima di THC consentita.

In particolare, la cannabis terapeutica può essere acquistata esclusivamente con la ricetta non ripetibile compilata da un medico iscritto all’Ordine; mentre la cannabis light viene commercializzata liberamente, a patto che gli acquirenti abbiano più di diciotto anni.

Come abbiamo anticipato, per un maggior controllo sulla qualità della cannabis terapeutica, il Ministero supervisiona la coltivazione di cannabis terapeutica, attraverso un progetto pilota di produzione nazionale.

In particolare, la cannabis FM2 e la cannabis FM1 vengono coltivate con l’autorizzazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, dove si applicano le norme europee in materia di medicinali, in modo che il prodotto sia controllato e puro.

Quantità di THC e CBD

La legge stabilisce le percentuali di THC che possono essere contenute nella cannabis light per essere definita tale: il livello di THC deve essere inferiore o pari allo 0,3%, con una tolleranza che raggiunge lo 0,6%.

La quantità di CBD contenuta nella cannabis light, invece, non viene limitata in alcun modo perché la sostanza è ritenuta priva di effetti psicoattivi. Anzi, il CBD inibisce gli effetti del THC, annullando l’effetto psicotropo.

Il discorso cambia per quanto riguarda la cannabis terapeutica. La normativa definisce cannabis a uso medico quella con un THC superiore all’1%. 

Inoltre, è importante sapere che la cannabis FM2 ha un livello di THC tra il 5 e l’8%, mentre il livello di CBD è tra il 7,5 al 12%; la cannabis FM1 ha livelli di THC più elevati, dal 13 al 20%, invece il CBD non raggiunge l’1%.

Uso terapeutico

Quando si può fare ricorso alla cannabis terapeutica?

A tale quesito risponde il Ministero della Salute che indica con precisione le circostanze in cui è concesso l’uso medico della cannabis medica:

  • come analgesico nei casi di dolore cronico o disturbi che creano difficoltà nei movimenti. Parliamo ad esempio della sclerosi multipla;
  • per stimolare l’appetito nell’anoressia dovuta all’HIV o al cancro;
  • come antiemetico per le persone sottoposte a terapie contro il cancro, come chemioterapia e radioterapia, oppure nelle terapie per l’HIV;
  • per alleviare la tensione oculare dovuta al glaucoma.
  • Per qualsiasi patologia in cui non siano risultate efficaci le cure tradizionali.

Dunque, la cannabis terapeutica è considerata un supporto nel caso in cui le terapie tradizionali non risultino efficaci o per i pazienti che non possono essere sottoposti a trattamenti di altro tipo.

Bisogna aggiungere che una singolo piano terapeutico con la cannabis medica può durare al massimo tre mesi (90 giorni), e può proseguire solo in accordo con il medico prescrittore. Il paziente deve esprimere il suo consenso alla cura, dopo essere stato messo al corrente degli effetti positivi e dei possibili effetti collaterali della sostanza.

Effetti collaterali

La ricerca medica ha individuato numerose malattie curabili con i cannabinoidi, soprattutto, quelle resistenti ai farmaci tradizionali. Tuttavia, gli studiosi hanno evidenziato anche i diversi effetti collaterali della cannabis terapeutica.

I fastidi più comuni sono gli sbalzi d’umore, la difficoltà a prendere sonno, la tachicardia, l’astenia e la paranoia. Sintomi che possono essere accompagnati da altri tipi di reazioni, come sete, occhi rossi, movimenti alterati, sensazione di spossatezza, battiti accelerati e giramenti di testa.

Il THC, inoltre, può provocare alterazioni psichiche piuttosto forti, portando il soggetto da uno stato di euforia alla calma completa. Possono esserci manifestazioni di paranoia forti, perdita di memoria, depressione, ansia e paure intense.

C’è da dire che, in genere, il paziente tende ad aumentare la propria tolleranza con il tempo e le reazioni avverse diminuiscono con il consumo. Inoltre, i sintomi lievi tendono a scomparire nel giro di qualche giorno senza lasciare problematiche ulteriori.

È importante che non vengano assunti cannabinoidi in gravidanza o allattamento, per non danneggiare il feto. Nel caso ci siano terapie farmacologiche in corso, è bene consultarsi con il proprio medico curante prima di assumere la cannabis, poiché potrebbe interagire con i medicinali. 

Utilizzo della cannabis light e della cannabis medica

Crystalweed cannabis light foto

Chiaramente la differenza tra la cannabis light e la cannabis terapeutica è sostanziale, poiché la quantità dei principi attivi incide sia sugli effetti benefici che sui possibili effetti collaterali. 

Anche le modalità di consumo variano da una sostanza all’altra, ed è essenziale adattarle alle necessità specifiche del nostro organismo e alle problematiche da affrontare.

Cannabis light: usi e benefici

L’attuale normativa sulla produzione e commercializzazione della cannabis light permette solamente l’uso ornamentale ma è utilizzata in diversi modi, a seconda del prodotto scelto. In linea generale, è assunta per via orale, vaporizzata con appositi dispositivi o applicata direttamente sulla pelle nel caso di oli, unguenti, creme o pomate.

Si tratta di un potente antinfiammatorio naturale, in grado di aiutare l’organismo ad affrontare stati di dolore lieve, affaticamento muscolare e tensione. Favorisce il funzionamento del sistema immunitario e migliora la risposta dell’organismo alle infiammazioni.

Distende i muscoli, aiuta in caso di insonnia e favorisce le facoltà mentali, aumentando le capacità di concentrazione.

Si tratta di una sostanza totalmente priva di effetti psicotropi e collaterali.  

Cannabis medica: usi e benefici

La cannabis terapeutica può essere assunta per via orale, oromucosale, per via inalatoria, tramite decotto o con dei vaporizzatori appositi.

Questa sostanza ha proprietà antiemetiche e riesce ad alleviare la nausea e il vomito dovuti alle terapie anticancro e alle terapie per i malati di AIDS e HIV.

Inoltre, è un potente antidolorifico, in grado di alleviare i dolori di tipo cronico dovuti a diverse patologie. Riesce ad abbassare la pressione sanguigna e ridurre le problematiche legate al glaucoma. Viene somministrata ai malati di epilessia per ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi ed è efficace come anticonvulsivante.

Chiaramente l’utilizzo della cannabis terapeutica è riservato ad alcune condizioni specifiche, in cui l’uso dei farmaci tradizionali non è sufficiente. Tuttavia, quando le condizioni sono lievi, è possibile intervenire sui sintomi in maniera “leggera”, privilegiando i prodotti a base di cannabis light con una maggiore quantità di CBD rispetto al THC. 

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