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Uno studio dice che la cannabis può aiutare a recuperare dal Covid-19

Ti sei chiesto come la cannabis può aiutare le persone che hanno contratto il Coronavirus? Allora ti risulterà interessante la ricerca su come la cannabis può collaborare a prevenire il Covid-19 del Professore di Chimica Farmaceutica, Richard van Breemen. Leggiamo insieme lo studio pubblicato di recente e capiamo l'efficacia della cannabis.

2 Marzo 2022 alle 10:52
Tempo di lettura: 5 min

I composti presenti all’interno della cannabis possono davvero aiutare a curare e a recuperare dal Covid-19? I consumatori, spinti dalla normale paura creata dalla pandemia, sono alla continua ricerca di metodi per prevenire e curare la malattia. E gli scienziati non sono meno interessati a trovare nuovi rimedi da fornire alla popolazione. 

Una ricerca proveniente dagli Stati Uniti ha destato l’interesse di molti, perché ha scoperto un ruolo chiave della cannabis per il recupero da Covid-19 e per la prevenzione contro il contagio.

A dirlo sono stati i ricercatori dell’Oregon State University e a parlarne al mondo è stato proprio Forbes, dal quale abbiamo tratto le principali notizie. Dalle ricerche effettuate, sembra che “i composti della cannabis possano prevenire l’infezione del virus che causa il Covid-19 bloccandone l’ingresso nelle cellule”. In poche parole, i cannabinoidi prevengono l’infezione perché impediscono al virus di entrare nelle cellule.

Nonostante si tratti di una scoperta che dà speranza a molti, è importante ricordare sempre che non stiamo parlando di una soluzione definitiva per contrastare questo virus, bensì di una sostanza che può aiutare nella prevenzione e nella cura del Covid-19

Per dirlo, gli scienziati hanno esaminato dati ed effettuato test di laboratorio scoprendo effettivamente un potenziale nella cannabis per il recupero da Covid-19. Vediamo in quale modo interagisce con il virus e come può bloccare la malattia

La cannabis può davvero aiutare nel recupero post Covid-19 o a curare la malattia?

la cannabis per il recupero da Covid-19

Prima di addentrarci sul modo in cui interagisce con il virus, è importante sapere cos’è la cannabis. La cannabis è una pianta che rientra nella famiglia delle Cannabacee, di cui ne esistono tante tipologie sparse per tutto il mondo. 

La cannabis a cui ci riferiamo è la cosiddetta cannabis legale, ossia un prodotto con un alto contenuto di CBD (principio attivo ricco di proprietà) e una bassa percentuale di THC, sostanza psicoattiva. La sua composizione non provoca quindi la sensazione di sballo tipica della marijuana. 

Ma torniamo allo studio in questione. Sul Journal of Natural Products i ricercatori hanno dichiarato che “i cannabinoidi bloccano l’ingresso cellulare di SARS-CoV-2 e le varianti emergenti”.

In particolare, gli scienziati hanno scoperto che esistono due acidi cannabinoidi, presenti nelle più comuni tipologie di cannabis, che si legano con la proteina Spike. La proteina Spike è la stessa presa di mira dai numerosi vaccini che sono stati immessi in commercio per la battaglia contro il dilagare del virus. 

Richard van Breemen, ricercatore del Global Hemp Innovation Center dell’Oregon State che ha condotto lo studio, ha dichiarato che probabilmente serviranno maggiori ricerche. Ma questo risultato dimostra già come i cannabinoidi possano essere trasformati in farmaci per la cura e la prevenzione del Covid-19.

Nonostante quella realizzata da Richard van Breemen sia una ricerca di laboratorio, ha mosso un importante passo verso una buona strada. Esistono anche ricerche, effettuate su esseri umani, che esaltano il potenziale della cannabis per la prevenzione del Covid-19. Uno studio pubblicato su Science Advances ha riportato i risultati di un test svolto da 33 ricercatori su 1.212 pazienti americani che assumevano CBD. È emerso che i consumatori ottenevano molti meno test Covid positivi rispetto a chi non l’aveva assunto. 

Ma torniamo allo studio di van Breemen e alle sue scoperte. 

Come si legano gli acidi cannabinoidi della canapa al SARS-CoV-2?

I due acidi presenti nella cannabis per il recupero da Covid-19 sono l’acido cannabigerolico (CBGA) e l’acido cannabidiolico (CBDA). Questi due acidi, legandosi alla proteina Spike, impediscono al virus di entrare nelle cellule umane e di causare la malattia. Nel momento in cui si legano alla proteina Spike, gli acidi bloccano l’infezione

In realtà CBDA e CBGA non sono altro che precursori di CBD (cannabidiolo) e CBG (cannabigerolo), già conosciuti dai consumatori di cannabis. Ma se CBDA e CBGA sono acidi rispettivamente di CBD e CBG, ciò significa che se ne trovano delle tracce all’interno dei prodotti a spettro completo a base di canapa. 

Van Breemen ha spiegato che qualunque parte del ciclo di infezione e replicazione è un bersaglio per l’intervento antivirale e la connessione del recettore della proteina Spike al recettore della superficie cellulare umana ACE2 è un passaggio critico. Ciò significa tutto quello che blocca l’ingresso nelle cellule, come gli acidi della canapa, può essere usato per prevenire il contagio. In poche parole, si legano alla proteina Spike prima che questa possa legarsi all’enzima presente sulla membrana cellulare. Da questo risultato i ricercatori hanno classificato la cannabis come rimedio al Covid-19.

Tra l’altro, i cannabinoidi sono presenti in abbondanza all’interno della pianta della canapa e in molti prodotti da essa derivati. Dato che la cannabis legale ha un basso contenuto di THC, è sicura per l’essere umano, ha dichiarato van Breemen. Ha detto anche che “questi composti possono essere assunti per via orale e hanno una lunga storia di uso sicuro negli esseri umani”.

Cosa dice la ricerca in merito alle varianti

Le varianti sono una delle principali preoccupazioni nella lotta al virus e per questo motivo lo studio sulla cannabis per il recupero da Covid-19 si è esteso anche all’efficacia nei confronti delle stesse. Le varianti spaventano così tanto proprio perché eludono gli anticorpi della SARS-CoV-2 e questo crea un problema nelle strategie di vaccinazione. 

I dati raccolti da van Breemen hanno mostrato come CBGA e CBDA siano efficaci contro le due varianti che hanno esaminato e questo fa sperare ai ricercatori che la cannabis possa avere lo stesso potere anche sulle varianti future. Le parole di van Breemen sono state: “la nostra ricerca ha mostrato che i composti di canapa sono egualmente efficaci contro le varianti di SARS-CoV-2, inclusa la variante B.1.1.7 originatasi in Regno Unito e la variante B.1.351 arrivata dal Sud Africa. 

Ovviamente potranno arrivare altre varianti, dicono gli scienziati, ma la combinazione tra il vaccino e la cannabis potrebbe rendere difficile la vita del virus. 

Quali sono i prodotti di cannabis light venduti su Crystalweed

prodotti al CBD di Crystalweed

Nonostante la ricerca sull’efficacia della cannabis per il recupero da Covid-19 e per la prevenzione sia soltanto agli albori, noi siamo curiosi di vedere quali saranno gli sviluppi. Nel frattempo, ci appoggiamo ai prodotti a base di CBD oggi disponibili sul mercato. 

In particolare, uno dei prodotti firmati Crystalweed tra i più apprezzati nello store è l’olio di CBD. Nella sua formula broad spectrum contiene i principali cannabinoidi uniti a molte altre sostanze naturali benefiche come minerali, vitamine, proteine, fibre, terpeni, flavonoidi e grassi essenziali. Si tratta di uno dei prodotti a base di CBD più completi sul mercato, che racchiude al suo interno tutte le proprietà del principio attivo. Può quindi curare dolore e infiammazione, ridurre ansia e stress, rafforzare il sistema immunitario. 

A questo proposito, tra i prodotti Crystalweed sono molto interessanti le tisane al CBD. Ognuna è pensata per raggiungere un obiettivo specifico come quella snellente, quella rilassante, quella detossinante e quella appositamente studiata per rafforzare il sistema immunitario.

Abbiamo poi a disposizione tantissimi altri prodotti tra cui i cristalli di CBD puri al 99,8%, l’estratto di CBD puro al 98,5%, le infiorescenze e le creme al CBD. 

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