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Il CBD nella cosmetica: curare la pelle con il cannabidiolo

18 Settembre 2024 alle 11:07
Tempo di lettura: 18 min
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Cosmetica CBD

La ricerca disponibile sui benefici topici dei cannabinoidi, tra cui i loro effetti sulla pelle, è ancora limitata, ma è ormai certo che la biologia cutanea è influenzata dal sistema endocannabinoide umano (ECS).

I recettori del sistema ECS sono stati identificati nella pelle, e questo ha portato a osservazioni interessanti.

L'abuso sistemico di cannabinoidi sintetici e dei loro analoghi è stato associato alla manifestazione di diversi disturbi dermatologici, il che evidenzia come l'ECS abbia un ruolo importante nella salute della pelle.

Tra i vari composti derivati dalla cannabis, il cannabidiolo (CBD) ha ricevuto particolare attenzione negli ultimi anni. Il CBD è un componente non psicoattivo della pianta di cannabis che, a differenza del THC, non provoca effetti psicotropi. Negli ultimi anni, è stato considerato un potenziale agente terapeutico per varie condizioni, comprese quelle che riguardano la pelle e l'estetica. Può essere utilizzato in diverse forme, e molti produttori lo stanno incorporando in prodotti cosmetici destinati alla cura della pelle.

Sebbene ci siano diverse prove precliniche che suggeriscono che l'applicazione topica del CBD possa essere efficace per il trattamento di alcuni disturbi della pelle, come l'eczema, la psoriasi, il prurito e altre condizioni infiammatorie, è importante notare che l'efficacia clinica del CBD per questi usi non è stata ancora pienamente confermata. Oltre a questo, i meccanismi molecolari che permettono al CBD di agire su questi disturbi devono essere ulteriormente studiati e chiariti.

Il crescente interesse per il CBD ha portato alla sua inclusione in numerose linee cosmetiche, che cercano di sfruttare i benefici per la pelle che questo principio attivo potrebbe offrire. Nonostante le promettenti indicazioni aneddotiche e i risultati di studi iniziali, la comunità scientifica riconosce la necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno come il CBD interagisca con la pelle e per confermare i suoi effetti terapeutici in contesti clinici.

Questo articolo offre un aggiornamento sui progressi compiuti nella ricerca sul CBD fino ad oggi e discute le potenziali aree che necessitano di ulteriori esplorazioni. Questo è particolarmente rilevante non solo per comprendere meglio i benefici del CBD, ma anche per il suo utilizzo futuro nei prodotti cosmetici e in altre applicazioni terapeutiche legate alla cura della pelle.

Il sistema endocannabinoide nella pelle

Il sistema endocannabinoide (ECS) è una rete di segnalazione molecolare che si è evoluta per mantenere l'omeostasi, ossia l'equilibrio, all'interno del corpo.

È costituito da diversi componenti chiave: 

  • molecole di segnalazione note come endocannabinoidi,
  • recettori specifici che si legano a queste molecole,
  • enzimi che sono responsabili della sintesi e della degradazione degli endocannabinoidi, insieme ai trasportatori che ne facilitano il movimento. 

Le funzioni dell'ECS sono state studiate principalmente in relazione alla regolazione del sistema nervoso centrale (SNC) e del sistema immunitario, ma ricerche recenti hanno messo in luce un ruolo fondamentale anche nel mantenimento dell'omeostasi cutanea e della funzione di barriera della pelle.

La disregolazione di questo sistema è stata associata a una varietà di disturbi della pelle, tra cui la dermatite atopica, prurito, acne, crescita o perdita di capelli, e alterazioni della pigmentazione come iperpigmentazione o ipopigmentazione.

Endocannabinoidi

L'esistenza di ligandi endogeni, ossia molecole prodotte dal nostro stesso corpo che si legano ai recettori cannabinoidi, è stata scoperta per la prima volta da Devane e colleghi nel 1988. In particolare, essi hanno dimostrato che una molecola chiamata N-arachidonoiletanolammina (nota anche come anandamide o AEA) si lega ai recettori cannabinoidi presenti nel cervello di modelli murini. Da allora, numerosi endocannabinoidi sono stati identificati anche nel corpo umano, tra cui gli organi periferici come la pelle.

Tra tutti gli endocannabinoidi rilevati nella pelle, l'anandamide (AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) sono quelli studiati più approfonditamente. Entrambi questi mediatori lipidici sono stati rilevati in concentrazioni molto basse sia nei cheratinociti, le cellule principali dell'epidermide, che nei fibroblasti, le cellule del derma. La sintesi e l'assorbimento cellulare di questi due endocannabinoidi seguono percorsi ben documentati, che sono stati descritti in numerosi articoli scientifici. Oltre a questi 2, sono stati identificati altri endocannabinoidi meno noti nella pelle, tra cui N-palmitoil etanolamide (PEA) e N-oleoil etanolamide (OEA), che contribuiscono alla complessità delle funzioni del sistema endocannabinoide cutaneo.

Recettori

I recettori dei cannabinoidi, i famosi CB1 e CB2, sono i principali bersagli degli endocannabinoidi.

I recettori CB1 sono prevalentemente presenti nel sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), mentre i recettori CB2 si trovano principalmente nel sistema nervoso periferico, nell'apparato digerente e nel sistema immunitario.

Studi recenti hanno rivelato che questi recettori si trovano anche in diverse cellule della pelle, come i cheratinociti epidermici, le fibre nervose cutanee, le cellule dermiche, i melanociti, le ghiandole sudoripare eccrine e i follicoli piliferi. Questi recettori cannabinoidi non solo legano gli endocannabinoidi, ma si legano anche ai recettori Transient Receptor Potential (TRP), presenti in vari tipi di cellule della pelle.

Questi recettori TRP sono coinvolti in funzioni essenziali come la formazione e il mantenimento della barriera cutanea, la crescita cellulare, la differenziazione cellulare e i processi immunologici e infiammatori, esercitando un effetto positivo sullo stato generale della pelle.

Gli endocannabinoidi interagiscono con i recettori attivati dal proliferatore del perossisoma (PPAR), attraverso vie di segnalazione dirette o indirette. L'attivazione di questi recettori PPAR, in particolare delle varianti α e γ, media molte delle principali funzioni biologiche degli endocannabinoidi, tra cui la neuroprotezione, l'azione antinfiammatoria e analgesica. Questa interazione contribuisce ulteriormente alla modulazione dell'ECS e dei suoi effetti su vari compartimenti cellulari della pelle.

I meccanismi attraverso i quali gli endocannabinoidi come AEA e 2-AG agiscono sui recettori CB1 e CB2 nei neuroni presinaptici del sistema nervoso centrale e periferico sono rappresentati graficamente in vari modelli scientifici, che mostrano anche come i fitocannabinoidi, tra cui il CBD, possano modulare l'ECS attraverso l'attivazione diretta di questi recettori.

Enzimi e trasportatori

La sintesi dell'endocannabinoide AEA è mediata dall'enzima fosfolipasi D, mentre la sintesi del 2-AG è regolata dalla diacilglicerolo lipasi (DAGL). La degradazione di AEA e 2-AG è invece controllata principalmente da due enzimi: l'idrolasi dell'ammide degli acidi grassi (FAAH) e la monoacilglicerolo lipasi (MAGL). La segnalazione biologica degli endocannabinoidi, mediata dalla loro interazione con i recettori specifici, è inibita da un meccanismo in due fasi: prima, gli endocannabinoidi vengono rimossi dallo spazio extracellulare da un trasportatore di membrana noto come trasportatore di membrana dell'anandamide (AMT), e successivamente, dopo essere stati riassorbiti nelle cellule, vengono metabolizzati dagli enzimi FAAH e MAGL.

I benefici del CBD sulla pelle

benefici CBD sulla pelle

Potenziale del cannabidiolo per la salute della pelle e le condizioni dermatologiche

Abbiamo visto come il sistema endocannabinoide (ECS) svolga un ruolo fondamentale nella regolazione della pelle, influenzando l'omeostasi cutanea.

Questo suggerisce che il trattamento con cannabinoidi topici, come il CBD, potrebbe avere un effetto positivo per la salute della pelle e per trattare specifici disturbi dermatologici. La maggior parte delle ricerche cliniche esistenti si concentra sugli effetti del CBD quando è ingerito, inalato o iniettato e non quando applicato direttamente sulla pelle. Ci sono ancora poche ricerche che esplorano il potenziale terapeutico del CBD a livello topico. Tuttavia, alcune evidenze suggeriscono che l'uso topico dei cannabinoidi, specialmente del CBD, potrebbe essere un metodo efficace per trattare determinate condizioni cutanee.

Il CBD ha un peso molecolare ragionevole (314,46 Da), ma il suo elevato valore di log P (partizione lipidi/acqua) di circa 6,3 rappresenta una sfida per la sua penetrazione attraverso la pelle. Questa difficoltà può essere superata con l'uso di sistemi di trasporto adeguati. Ad esempio, nel 2003, uno studio ha riportato l'efficacia della somministrazione transdermica del CBD in modelli murini utilizzando vettori etosomiali. Un altro studio ha esaminato l'applicazione locale di CBD sotto forma di gel, con concentrazioni variabili tra l'1% e il 10%, su ratti affetti da artrite. I risultati hanno mostrato che il CBD era ben assorbito e che la concentrazione plasmatica variava in modo lineare con la dose applicata. Inoltre, studi di diffusione in vitro su tessuti umani hanno dimostrato il potenziale di permeazione del CBD attraverso la pelle. Tuttavia, attualmente, non sono stati identificati studi clinici che abbiano valutato la capacità di assorbimento topico del CBD negli esseri umani. È necessario condurre ulteriori ricerche per comprendere meglio le dosi appropriate e i metodi di somministrazione per le applicazioni terapeutiche del CBD sulla pelle.

Protezione della pelle | Funzione di barriera

La pelle agisce come una barriera protettiva contro fattori ambientali che possono causare la generazione di specie reattive dell'ossigeno (ROS). Lo stress ossidativo indotto da questi ROS può provocare danni cellulari e, se non controllato, può portare a infiammazioni croniche, contribuendo a disturbi cutanei e all'invecchiamento della pelle. I cheratinociti, che sono le cellule principali dell'epidermide, sono particolarmente vulnerabili agli stress ambientali.

In una pelle sana, quando si accumulano molecole dannose chiamate ROS (specie reattive dell'ossigeno), il corpo attiva una serie di meccanismi di difesa per proteggersi dai danni che queste molecole possono causare. Questi meccanismi di difesa sono regolati da due elementi importanti: il fattore NRF2 e i recettori PPAR-γ

NRF2 è una sorta di "interruttore" che attiva i geni responsabili della protezione contro lo stress ossidativo, ovvero quei danni causati dalle ROS. Uno dei geni più importanti attivati da NRF2 è HMOX1, un enzima che ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, quindi aiuta a ridurre l'infiammazione e a proteggere le cellule della pelle.

Il CBD, quando applicato sulla pelle, può aumentare l'attività di questi geni protettivi, come HMOX1. Studi di laboratorio hanno dimostrato che il CBD è capace di stimolare l'espressione di HMOX1 e di altri geni regolati da NRF2, migliorando così la capacità della pelle di difendersi dai danni. In uno studio condotto su cellule della pelle umana, chiamate cheratinociti, è stato osservato che il CBD aumenta i livelli di HMOX1 e stimola anche la produzione di altre proteine importanti, come le cheratine 16 e 17, che hanno un ruolo fondamentale nella guarigione delle ferite e nella proliferazione delle cellule cutanee. Quindi, il CBD non solo protegge la pelle dai danni, ma può anche aiutare a riparare e rigenerare le cellule danneggiate.

In un altro studio in vitro, che utilizzava cheratinociti umani, è stato dimostrato che il CBD può penetrare nelle cellule e bilanciare la risposta allo stress ossidativo causato dall'irradiazione UVB e dal perossido di idrogeno. Il CBD ha dimostrato di avere un effetto protettivo contro la riduzione degli acidi grassi polinsaturi nelle membrane cellulari indotta dal perossido, contribuendo così a proteggere l'integrità della membrana cellulare.

Sollievo dal dolore

Il danno tissutale innesca una risposta infiammatoria che può causare irritazioni, ulcere, sensibilizzazione dei tessuti periferici, neuropatie e ferite croniche. Se questo stato infiammatorio non viene risolto, può portare a un aumento del danno tissutale e del dolore. 

Le terapie attuali per la gestione del dolore cronico, che sono antidepressivi, FANS e anticonvulsivanti, mirano al sistema nervoso periferico e centrale, ma spesso producono effetti collaterali indesiderati.

Modelli preclinici e clinici hanno dimostrato che i cannabinoidi ingeribili possono produrre effetti antinocicettivi nei modelli di dolore neuropatico e infiammatorio. Inoltre, alcune evidenze cliniche supportano l'uso di cannabinoidi ingeribili per il dolore cronico, principalmente il THC e le combinazioni di THC e CBD. Tuttavia, l'applicazione del CBD topico per la gestione del dolore non è ancora stata convalidata da studi clinici robusti.

Eczema o dermatite atopica

La dermatite atopica è una condizione cronica della pelle caratterizzata da infiammazione, che può essere causata da una combinazione di fattori. 

Tra questi ci sono fattori ambientali, una barriera cutanea indebolita, uno squilibrio del microbioma (ovvero dei batteri e altri microrganismi che vivono sulla pelle), una predisposizione genetica e una risposta del sistema immunitario alterata. 

I fitocannabinoidi, come il CBD, hanno dimostrato di poter influenzare e modulare le risposte infiammatorie della pelle, agendo su diversi meccanismi che stanno alla base di queste reazioni.

Ad esempio, un composto chiamato adelmidrol, derivato dal PEA, è stato trovato efficace nel trattamento della dermatite atopica lieve nei bambini. Anche se l'efficacia del CBD nel trattamento della dermatite atopica non è ancora stata completamente confermata da studi clinici, una ricerca recente ha evidenziato che il CBD ha proprietà antinfiammatorie e potrebbe essere utile in casi di dermatite allergica da contatto, almeno in modelli sperimentali.

Uno dei fattori che può peggiorare la dermatite atopica è uno squilibrio nel microbioma cutaneo, causato in particolare dalla crescita eccessiva di batteri come lo Staphylococcus aureus, che forma biofilm resistenti. Studi preliminari hanno indicato che l'olio essenziale di canapa, che contiene terpenoidi come mircene, α-pinene, β-cariofillene e altri, può avere effetti antimicrobici e antibiofilm, sebbene non contenga quantità significative di CBD. Un particolare studio ha dimostrato che l'olio essenziale di canapa è efficace nel rompere e distruggere i biofilm maturi di Staphylococcus aureus, suggerendo che potrebbe essere utile nel prevenire o trattare disturbi cutanei come la dermatite atopica.

Prurito

Quando il prurito diventa cronico, può avere un impatto molto negativo sulla qualità della vita di una persona. 

Le cause del prurito sono complesse e coinvolgono diversi recettori e canali nella pelle che sono responsabili della trasmissione delle sensazioni. La maggior parte delle ricerche sul sistema endocannabinoide suggerisce che la sensazione di prurito viene principalmente controllata dai recettori CB1 presenti nel sistema nervoso centrale, che comprende il cervello e il midollo spinale. Tuttavia, alcuni studi indicano che anche i recettori CB1 presenti nelle aree periferiche del corpo, come la pelle, potrebbero avere un ruolo importante nel prurito.

I dati disponibili sui recettori CB2, che sono un altro tipo di recettori del sistema endocannabinoide presenti in periferia, sono ancora contrastanti. Alcuni studi suggeriscono che potrebbero essere coinvolti nel prurito, ma non c'è ancora una certezza scientifica su questo aspetto, e sono necessarie ulteriori ricerche per capirne meglio il ruolo.

Oltre ai recettori CB1 e CB2, ci sono altri recettori nella pelle chiamati canali ionotropici, come TRPV1, TRPA1 e TRPM8, che sono sensibili ai cannabinoidi e giocano un ruolo importante nella comunicazione tra le cellule della pelle, le cellule immunitarie e i nervi sensoriali. Questa comunicazione è ciò che porta alla sensazione di prurito. Quindi, inibire l'attività di questi canali ionotropici utilizzando specifici fitocannabinoidi potrebbe essere utile per alleviare il prurito.

Alcuni studi su modelli animali (come i topi) hanno dimostrato che gli inibitori degli enzimi FAAH e MAGL, che aumentano i livelli di endocannabinoidi nel corpo, possono ridurre il prurito. Anche i cannabinoidi come il THC e il PEA hanno mostrato di poter ridurre il prurito nei topi, ma i risultati negli esseri umani sono stati contrastanti, cioè non sempre hanno dato lo stesso effetto.

Infine, uno studio ha indicato che gli endocannabinoidi che agiscono sulla pelle possono avere effetti opposti sul prurito a seconda di dove si trovano, ad esempio nella pelle innervata dal midollo spinale rispetto a quella innervata dal nervo trigemino (che controlla il viso e il cuoio capelluto). Poiché il CBD è noto per inibire l'enzima FAAH, agire come un agonista inverso del recettore CB2 e attivare il recettore TRPV1, potrebbe avere il potenziale per influenzare la sensazione di prurito. Tuttavia, le prove scientifiche su questa applicazione del CBD sono ancora limitate e necessitano di ulteriori studi.

Guarigione delle ferite

La guarigione delle ferite è un processo complesso che si svolge in tre fasi principali: infiammazione, proliferazione e maturazione/rimodellamento dei tessuti. Durante la guarigione, la pelle subisce una serie di cambiamenti per riparare i danni. Si ritiene che il sistema endocannabinoide possa influenzare questo processo, poiché è coinvolto nella regolazione della crescita e differenziazione delle cellule della pelle, nella funzione dei fibroblasti (che sono le cellule che producono collagene) e nella gestione dell'infiammazione cutanea.

Gli studi sui modelli animali (come i topi) hanno mostrato che i recettori CB1 e CB2, che fanno parte del sistema endocannabinoide, possono giocare un ruolo importante nella guarigione delle ferite. In questi studi, l'attivazione di questi recettori da parte di cannabinoidi ha portato a una risposta di guarigione più efficace, grazie all'aumento dei fattori antinfiammatori e alla riduzione dell'attività dell'enzima FAAH, che è coinvolto nel metabolismo degli endocannabinoidi. Tuttavia, le prove cliniche sull'uso del CBD per la guarigione delle ferite negli esseri umani sono ancora limitate.

Un esempio interessante riguarda uno studio su tre pazienti affetti da epidermolisi bollosa, una rara malattia della pelle caratterizzata da dolore e vesciche. Questi pazienti hanno riferito un miglioramento nella guarigione delle ferite e una riduzione del dolore dopo aver applicato CBD sulla pelle, ma si tratta di casi isolati e non di uno studio scientifico controllato.

Anche se mancano prove cliniche solide, gli studi preclinici forniscono una base promettente. Uno studio ha esaminato gli effetti del CBD e dell'estratto di Cannabis Sativa (CSE), che contiene il 5% di CBD, su cellule della pelle umana (cheratinociti) e fibroblasti. Nei cheratinociti, il trattamento con un agente infiammatorio come TNF-α ha attivato l'espressione di 26 geni legati all'infiammazione. Tuttavia, il trattamento con l'estratto di CSE ha ridotto l'attività di tutti questi geni, mentre il CBD da solo ne ha ridotti 15. Nei fibroblasti, il trattamento con TNF-α ha attivato 16 geni coinvolti nella guarigione delle ferite. Anche qui, l'estratto di CSE ha ridotto l'attività di tutti i geni coinvolti, mentre il CBD ha avuto un effetto su 11 di essi e non ha mostrato un impatto significativo sui geni legati all'infiammazione e al rimodellamento della matrice extracellulare. Questi risultati suggeriscono che l'estratto di CSE, che contiene non solo CBD ma anche altri cannabinoidi, flavonoidi e terpeni, può avere un effetto antinfiammatorio più potente rispetto al solo CBD. Per confermare l'efficacia del CBD nella guarigione delle ferite cutanee, sono necessari studi preclinici e clinici più approfonditi.

Acne/Seborrea

L'acne è un problema della pelle causato da vari fattori, tra cui l'eccessiva produzione di sebo (una sostanza oleosa prodotta dalle ghiandole sebacee), la crescita anormale delle cellule sebacee (sebociti) e l'infiammazione. Il sistema endocannabinoide svolge un ruolo chiave nel mantenimento dell'equilibrio della pelle e nella regolazione della produzione di lipidi (grassi).

Studi di laboratorio (in vitro) suggeriscono che il CBD potrebbe essere una terapia promettente per gestire l'acne, poiché agisce su diversi fronti: riduce la produzione di sebo, controlla la proliferazione delle cellule sebacee e diminuisce l'infiammazione. Un particolare studio ha esaminato gli effetti del CBD sulle cellule umane delle ghiandole sebacee e ha scoperto che il CBD può inibire la produzione di lipidi indotta da varie sostanze stimolanti. Inoltre, il CBD non solo riduce la produzione di lipidi, ma aiuta a riportare alla normalità il processo di produzione di sebo quando questo è fuori equilibrio. Ha anche dimostrato di ridurre la proliferazione delle cellule sebacee, il che significa che può contribuire a controllare la crescita eccessiva di queste cellule.

Oltre a questi effetti, il CBD ha mostrato proprietà antinfiammatorie, riuscendo a bloccare l'aumento dell'espressione di geni infiammatori come TNF-α, IL-1B e IL-6, che sono noti per essere coinvolti nell'acne. Questi effetti sembrano essere mediati attraverso la segnalazione del recettore TRPV4, mentre gli effetti del CBD sulla produzione di lipidi sono indipendenti da questo percorso.

Un altro aspetto importante dell'acne è lo squilibrio del microbioma cutaneo, in particolare la crescita eccessiva di Cutibacterium acnes (C. acnes), un batterio che è stato collegato all'acne per oltre un secolo. Gli effetti antimicrobici noti del CBD potrebbero rivelarsi utili anche nel trattamento dell'acne. Ad esempio, uno studio in vitro ha dimostrato che un estratto di esano di semi di canapa ha mostrato attività antimicrobica contro C. acnes. Tuttavia, non è chiaro se l'effetto antimicrobico fosse dovuto esclusivamente al CBD presente nell'estratto, poiché il contenuto di CBD non è stato specificato nello studio.

Modulazione della crescita dei capelli

Il follicolo pilifero umano è una struttura complessa che regola la crescita dei capelli ed è influenzata da diversi fattori, come i recettori del sistema endocannabinoide. Studi preclinici hanno suggerito che il CBD potrebbe influenzare la crescita dei capelli, ma gli effetti variano a seconda della dose e delle circostanze. Ad esempio, si è osservato che dosi basse di CBD possono favorire la crescita dei capelli, mentre dosi più elevate possono sopprimerla. Analisi effettuate sulla pelle umana hanno mostrato che i recettori CB1 e CB2 sono presenti in diverse parti del follicolo pilifero: CB1 è presente in alcune aree del follicolo, mentre CB2 si trova in altre. Gli endocannabinoidi, come l'anandamide (AEA), e i fitocannabinoidi, come il THC, possono influenzare il ciclo di crescita dei capelli, inducendo il ciclo catagen, che è la fase in cui il follicolo pilifero entra in regressione. Tuttavia, altri studi hanno indicato che il 2-AG, un altro endocannabinoide, ha effetti opposti, stimolando invece la crescita del follicolo pilifero.

In uno studio su modelli animali (topi), un antagonista sintetico del recettore CB1 somministrato per via orale ha stimolato la crescita dei capelli, ma lo stesso composto non ha avuto effetti quando applicato localmente. Inoltre, è stato dimostrato che l'attivazione dei recettori TRPV1 nei follicoli piliferi inibisce la proliferazione cellulare e induce il ciclo catagen, sopprimendo così la crescita dei capelli. Un altro studio pilota ha evidenziato che il CBD può avere effetti dose-dipendenti sulla crescita dei capelli: dosi basse di CBD favoriscono la crescita, mentre dosi elevate la sopprimono, inducendo il ciclo catagen del follicolo.

Dato che il follicolo pilifero contiene recettori che rispondono ai cannabinoidi, e che sono stati trovati cannabinoidi nelle fibre pilifere dopo il consumo di cannabis o l'applicazione topica di olio di canapa, esiste un potenziale per utilizzare composti come il CBD nel trattamento di alcuni disturbi dei capelli. Tuttavia, la complessità della crescita dei capelli richiede ulteriori ricerche, inclusi studi clinici, per determinare se i fitocannabinoidi come il CBD possano essere utilizzati efficacemente per trattare la perdita di capelli o condizioni di crescita eccessiva dei capelli.

Pigmentazione della pelle e dei capelli

La pigmentazione della pelle umana è determinata dalla produzione di melanina, un pigmento scuro prodotto attraverso un processo chiamato melanogenesi, che avviene nei melanociti. La melanogenesi è un processo complesso regolato da oltre 250 geni. Il fattore di trascrizione della microftalmia (MITF) è un regolatore chiave di questo processo, controllando direttamente la trascrizione dei geni coinvolti nella produzione della melanina, come la tirosinasi (TYR), la proteina correlata alla tirosinasi 1 (TYRP-1) e la proteina correlata alla tirosinasi 2 (TYRP-2).

Il ruolo del sistema endocannabinoide nel processo di melanogenesi non è ancora completamente chiaro. Uno studio del 2012 ha dimostrato che un sistema endocannabinoide completamente funzionante è presente nei melanociti epidermici umani normali. Concentrazioni basse di AEA e di altri endocannabinoidi, come ACEA e 2-AG, hanno mostrato di indurre la melanogenesi in modo dose-dipendente attraverso il recettore CB1. Tuttavia, altri studi hanno mostrato risultati contrastanti, suggerendo che l'attivazione del recettore CB1 può inibire la melanogenesi o non avere alcun effetto.

Alcuni studi hanno anche suggerito che i fitocannabinoidi, come il CBD, potrebbero influenzare la pigmentazione della pelle. Ad esempio, è stato dimostrato che il CBD stimola sia la produzione di melanina che l'attività della tirosinasi nei melanociti epidermici umani, e questi effetti sembrano essere mediati dai recettori CB1. Gli effetti melanogenici del CBD sembrano essere collegati alla sovraregolazione del MITF, che è controllata dall'attivazione di specifiche vie di segnalazione cellulare, come p42/44 MAPK e p38 MAPK.

Tuttavia, il coinvolgimento dei percorsi del sistema endocannabinoide nei melanociti è molto complesso e non è ancora completamente compreso. Sebbene gli endocannabinoidi possano avere un potenziale ruolo nella salute della pelle, è ancora troppo presto per considerare i cannabinoidi come una soluzione terapeutica per i disturbi della pigmentazione.

Possibili applicazioni nella cura orale

Il CBD potrebbe avere applicazioni anche nella cura orale. Negli anni '50, si è scoperto che i preparati topici di Cannabis Sativa avevano proprietà antisettiche contro diverse infezioni orali e cutanee. Studi più recenti hanno esaminato l'effetto dell'olio di semi di Cannabis Sativa e degli estratti di etere di petrolio e metanolo della pianta contro diversi batteri e funghi. È stato osservato che l'olio di semi ha mostrato un'attività antibatterica significativa contro batteri Gram-positivi e Gram-negativi, ma non è stato efficace contro i funghi.

La placca dentale è associata a diverse malattie dentali e dovrebbe essere rimossa regolarmente attraverso l'uso di strumenti meccanici (come spazzolini e filo interdentale) e chimici (come collutori). La placca dentale è un biofilm complesso che ospita diversi microbi che si attaccano alla superficie dei denti e al bordo gengivale. Un trattamento antimicrobico può essere utilizzato per controllare la placca e migliorare le condizioni delle gengive infiammate. Uno studio del 2019 ha confrontato l'efficacia dei cannabinoidi (inclusi CBD, CBN e CBC) rispetto ai prodotti commerciali per l'igiene orale. I cannabinoidi sono risultati più efficaci nel ridurre il contenuto batterico della placca dentale rispetto ai prodotti sintetici disponibili in commercio, suggerendo che i cannabinoidi naturali potrebbero essere utilizzati come un trattamento sicuro ed efficace per rimuovere i batteri orali associati alla placca dentale.

Altri disturbi della pelle

Il CBD e altri cannabinoidi hanno dimostrato di avere un'azione molto efficace contro vari ceppi di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA). Questo suggerisce che potrebbero essere utilizzati come sostanze complementari insieme agli antimicrobici per combattere le infezioni cutanee che sono resistenti agli antibiotici. Inoltre, è stato segnalato che il CBD ha anche un effetto antimicrobico contro altri batteri come Listeria monocytogenes, Enterococcus faecalis e Staphylococcus epidermidis resistente alla meticillina (MRSE).

Per capire meglio l'effetto combinato del CBD contro il MRSA, uno studio ha mostrato che la combinazione di CBD e bacitracina (BAC) ha ridotto in modo significativo la vitalità dei batteri rispetto all'uso singolo di CBD o BAC. Tuttavia, questa combinazione non è risultata efficace contro i batteri Gram-negativi come Pseudomonas aeruginosa e Klebsiella pneumoniae. Grazie alle potenti proprietà antibatteriche contro i batteri Gram-positivi, i cannabinoidi potrebbero essere utilizzati come sostanze di supporto per trattare infezioni cutanee e altre infezioni batteriche che sono resistenti agli antibiotici.

Placche psoriasiche

Alcune testimonianze aneddotiche suggeriscono che il CBD potrebbe essere utile per trattare le placche psoriasiche, che sono caratterizzate da una crescita eccessiva dei cheratinociti e da un'infiammazione cronica. Il fattore NF-kB gioca un ruolo cruciale nelle condizioni infiammatorie della pelle, come la psoriasi, e la sua attività è fortemente stimolata dal TNF-α. Uno studio ha dimostrato che il CBD e l'estratto di Cannabis Sativa (CSE) hanno inibito la trascrizione di NF-kB indotta da TNF-α in modo proporzionale alla dose nelle cellule HaCaT. Tuttavia, nelle cellule HDF, solo l'estratto di CSE ha mostrato effetti inibitori su NF-kB. In altri tipi di cellule, è stato riportato che il CBD è in grado di interrompere il percorso di NF-kB sia in studi di laboratorio (in vitro) sia in organismi viventi (in vivo).

Neoplasie cutanee

Il potenziale terapeutico del targeting del sistema endocannabinoide per trattare neoplasie cutanee, come il melanoma e altri tumori della pelle, è stato oggetto di diversi studi. Alcune ricerche precliniche hanno dimostrato che il CBD può inibire le proteine coinvolte nella diffusione del cancro al seno. Tuttavia, l'uso del CBD per il trattamento delle neoplasie cutanee non è ancora stato esplorato a fondo e richiede ulteriori ricerche.

Fonte usata per la produzione dell’articolo: revisione studi sul CBD nella cosmesi.

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One comment on “Il CBD nella cosmetica: curare la pelle con il cannabidiolo”

  1. Ciao a tutti.
    Soprattutto d'estate con il sole soffro di dermatite atopica, mi gratto e mi si rovina la vacanza. Ho trovato il vostro unguento corpo un grande aiuto per curare la pelle, sono davvero sollevato di averlo scoperto, perchè tutti i medici da cui sono andato mi hanno dato farmaci che non servivano a nulla! Si vede che c'è qualità nei vostri cosmetici...ora mi tocca fare la scorta del vostro unguento.

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