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Come interagisce il CBD con il corpo umano?

20 Marzo 2023 alle 6:56
Tempo di lettura: 9 min

In questo articolo esploreremo alcune ricerche scientifiche per darti un’idea di come il CBD interagisce con il corpo umano.

Il CBD sta riscuotendo un grandissimo successo ovunque: si utilizza sotto forma di olio di CBD, creme, tinture ed è considerato come uno dei rimedi naturali più efficaci per contrastare l’insonnia o l’ansia.

È chiaro che i suoi effetti benefici stanno conquistando il placet dei consumatori e dei ricercatori; tuttavia, è essenziale capire come interagisce il CBD con il corpo umano per utilizzarlo al meglio e apprezzare ancor di più gli effetti.

Il CBD (cannabidiolo) è uno dei principi attivi più noti della cannabis, nella quale si trovano moltissimi altri fitocannabinoidi.

Presenta numerose affinità con gli endocannabinoidi, delle sostanze prodotte dall’organismo, e la sua grande efficacia sul corpo umano è determinata proprio da questa somiglianza.

All’interno dell’organismo umano, ma anche in quello di tutti i mammiferi e altre specie animali, è presente il sistema endocannabinoide, un sistema di comunicazione a cui fanno capo diverse funzioni, tra cui appetito, sonno, dolore ed umore.

Questo fitocannabinoide, inoltre, è apprezzato per le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche, dovute appunto all’interazione con i recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide.

Introduzione al CBD e ai suoi effetti sul corpo umano

Prima di capire come interagisce il CBD con il corpo umano è essenziale soffermarsi qualche istante su cos’è il CBD e quali effetti produce sull’organismo.

Il cannabidiolo (CBD) è uno dei due principi attivi più conosciuti e studiati della pianta di Cannabis, assieme al Δ9-tetraidrocannabinolo (THC). CBD e THC hanno una struttura molto simile, ma producono effetti sostanzialmente differenti: in particolare, il CBD non ha effetti psicotropi o effetti psicoattivi e non provoca euforia, ma ha un’azione positiva su svariate condizioni.

Si tratta del principale composto della cannabis legale, dalla quale si ottengono oli di CBD, capsule, cosmetici, estratti e cristalli di CBD.

Una ricerca del 2021, pubblicata sul Journal of Cannabis Research, si è soffermata sull’efficacia del CBD su sintomi di dolore, ansia e depressione, dimostrando quanto il trattamento a base di CBD sia utile nei sintomi, da moderati a gravi. L’uso di CBD ha contribuito anche al benessere generale dell’organismo dei soggetti coinvolti nello studio e ha fatto emergere nuovamente la necessità di studi accurati a riguardo.

Altre ricerche scientifiche, nonché i consumatori stessi, attribuiscono al cannabidiolo molti altri effetti benefici: rilassa, allevia lo stress, migliora la qualità del sonno, migliora la digestione. È molto apprezzato anche per la sua azione stimolante sul sistema immunitario.

Il CBD regola il metabolismo e interviene sull’appetito, aiutando a gestire la fame sia nelle persone inappetenti che nei casi di obesità.

Si tratta di un valido antinfiammatorio, che interviene nei processi infiammatori nelle varie parti del corpo (pelle, ossa, muscoli), calmando l'irritazione e i dolori.

La sua efficacia viene attribuita al fatto che non agisce esclusivamente sui sintomi, ma va a trattare la causa scatenante. Dunque, il CBD ripristina il corretto equilibrio dell’organismo, contribuendo all’omeostasi.

Cos’è il sistema endocannabinoide?

La scoperta del sistema endocannabinoide, intorno agli anni Novanta, ha rivoluzionato propriamente le conoscenze sul funzionamento dell’ambiente interno e ha finalmente spiegato come interagiscono i cannabinoidi con il corpo umano.

La scoperta è arrivata durante alcune ricerche sull’affinità tra le molecole prodotte dall’organismo e alcuni tipi di piante.

In effetti, il sistema endocannabinoide produce gli endocannabinoidi, sostanze molto simili ai cannabinoidi estratti dalla pianta di cannabis Sativa (anche detti fitocannabinoidi).

Le ricerche hanno dimostrato che tutti i vertebrati presentano il sistema endocannabinoide; quindi, mammiferi, pesci, volatili, anfibi e rettili hanno un sistema simile al nostro.

Come abbiamo accennato, il sistema endocannabinoide è composto da recettori presenti in ogni parte del corpo - sistema nervoso centrale, cervello, pelle, ossa, muscoli e organi - coinvolti in funzioni come il sonno, il metabolismo, la riproduzione, il dolore, lo stress, l’ansia, la depressione, la digestione, l’intestino, le facoltà cognitive, il benessere, sistema immunitario.

Come funziona?

Il sistema endocannabinoide umano funziona in modo autonomo, coinvolgendo gli endocannabinoidi, gli enzimi e i recettori dei cannabinoidi.

cbd interazione corpo umano

In particolare, produce gli endocannabinoidi che vanno a legarsi ai recettori sparsi in ogni parte del corpo. Il loro effetto dipende dal tipo di legame che si instaura, ossia dal recettore cannabinoide coinvolto e dal tipo di cannabinoide.

Dopo aver attivato la funzione specifica, gli endocannabinoidi vengono scomposti dagli enzimi: gli acidi grassi ne scompongono una parte, mentre il monoacilglicerolo ne scompone altri.

Come il CBD interagisce con il sistema endocannabinoide?

I cannabinoidi interagiscono direttamente o indirettamente con i recettori presenti nel sistema endocannabinoide, innescando diverse reazioni. Il THC, ad esempio, si lega con i recettori CB1 (presenti, come abbiamo visto, nel cervello, nel sistema nervoso centrale e nel sistema muscolo scheletrico) e con i recettori CB2 (situati nella milza, nel timo, nel pancreas e nelle cellule immunitarie periferiche).

Per il cannabidiolo, invece, il discorso cambia e, attualmente, non è chiaro come interagisce esattamente  il CBD con il corpo umano. Sembra che il suo meccanismo sia multiforme. 

Non si lega come il THC ai recettori CB1 e CB2, con i quali presenta una debole affinità. Al contrario, è il responsabile della modulazione allosterica negativa nei confronti dei recettori CB1 e CB2, influendo sulla potenza dei cannabinoidi e dei fitocannabinoidi. Una parte degli scienziati è convinta che il CBD prolunghi il ciclo di vita degli endocannabinoidi - poiché agisce come un inibitore della ricaptazione - favorendo la loro funzionalità e i loro effetti benefici. Per questo motivo, il cannabidiolo riduce gli effetti psicotici del THC e ne aumenta la tollerabilità.

La modulazione attivata dal CBD va a riequilibrare l’organismo, laddove siano in corso infiammazioni o si presentino traumi.

Sembra, inoltre, che il CBD non interagisca solo con il sistema endocannabinoide, ma anche con altri sistemi presenti nell’organismo (sistema serotoninergico e sistema oppioide), legandosi ad altri recettori non cannabinoidi, come il recettore della serotonina o i recettori collegati al dolore. Ipotesi che spiegherebbe i suoi molteplici effetti benefici su diversi sintomi e condizioni. 

Tra le teorie c’è quella sulla presenza di ulteriori recettori all’interno del sistema endocannabinoide (il recettore GPR55) con i quali interagirebbe il CBD, con effetti antisettici, antitumorali e rinforzanti per le ossa.

Dunque, pur non essendo totalmente chiaro il meccanismo d’azione del CBD sul sistema endocannabinoide, gli scienziati pensano che sia una sostanza in grado di ottenere risultati ottimali (ad esempio: alleviare il dolore e agire come antiemetico). 

Il CBD e l'aumento della produzione di anandamide

I cannabinoidi prodotti dal corpo umano prendono il nome di cannabinoidi endogeni o endocannabinoidi. Allo stato attuale, i cannabinoidi endogeni scoperti risultano due, l’anandamide (AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG), classificati come ligandi del sistema endocannabinoide endogeno.

Non si conoscono esattamente i livelli corretti di endocannabinoidi prodotti naturalmente dall’organismo ma, quando il sistema endocannabinoide si trova in una condizione di equilibrio, la persona sta bene e non presenta problematiche evidenti.

Dall’anandamide, in particolare, dipende il benessere della persona, poiché i livelli di anandamide incidono sull’ansia. L’anandamide, non a caso, viene anche considerata l’ormone della felicità (la parola anandamide deriva dal termine sanscrito “ananda”, ossia beatitudine). Tuttavia, questa sostanza è coinvolta anche in altre funzioni, come la memoria, la motivazione, la cinesi e la formulazione dei pensieri complessi. 

Gli scienziati suppongono che il cannabidiolo possa agevolare la sopravvivenza e la segnalazione endogena dell'anandamide, favorendo uno stato di benessere e stimolando le funzioni cerebrali.

In genere, quando gli endocannabinoidi hanno finito il loro compito, infatti, vengono inattivati dal sistema neurologico e scomposti dagli enzimi. Il CBD, invece, inibisce il riassorbimento dell'anandamide e la sua degradazione, prolungandone gli effetti. 

I recettori CB1 e CB2

Il sistema endocannabinoide umano è formato da recettori dei cannabinoidi, presenti in diverse parti del corpo.

cbd interazione corpo umano

Le conoscenze attuali evidenziano l’esistenza di due tipologie di recettori:

  • recettore dei cannabinoidi 1 (CB1);
  • recettore dei cannabinoidi 2 (CB2).

I recettori CB1 occupano principalmente il sistema nervoso centrale, il cervello, il sistema nervoso periferico, le cellule immunitarie circolanti, il sistema muscolo scheletrico, il pancreas, il fegato e l’intestino​​.

I recettori CB2 sono presenti nel sistema immunitario, nella milza, nel timo, nel pancreas. Questi ultimi sarebbero meno presenti nel sistema nervoso centrale.

Sebbene questi due siano i recettori dei cannabinoidi più studiati e noti, si suppone che esistano altri tipi di recettori (tra cui il recettore 55 accoppiato alle proteine G, GPR55).

Grazie all’accoppiamento con le proteine G, i recettori CB1 e CB2 riescono a modulare alcune attività dell’organismo. 

Gli endocannabinoidi, così come i fitocannabinoidi, si legano con i recettori dei cannabinoidi, determinando i diversi effetti. Questi sono strettamente legati alla posizione del recettore e al tipo di endocannabinoide con cui va a legarsi. Se un cannabinoide si lega ai recettori CB1, gli effetti che si ottengono riguardano il cervello e il sistema nervoso centrale. Invece, se vengono coinvolti i recettori CB2, si agisce sulle infiammazioni e l’effetto ricade sul sistema immunitario. 

La carenza di endocannabinoidi può dare problemi?

Dopo le scoperte sul funzionamento del sistema endocannabinoide, viene da chiedersi se una carenza di endocannabinoidi possa provocare danni all’organismo.

In effetti, questo interrogativo è assolutamente lecito e condivisibile, tanto che anche a livello scientifico ci sono stati dubbi a riguardo.

Addirittura, nel 2001 è stata presentata la Teoria della carenza clinica di endocannabinoidi, secondo la quale molti disturbi cerebrali (come il morbo di Parkinson o la malattia di Alzheimer) sarebbero correlati ad un basso livello di cannabinoidi endogeni. Oltre a questi, i disturbi connessi alla carenza di cannabinoidi provocherebbero ansia e depressione, fibromialgia e sclerosi multipla, mal di testa e sindrome dell’intestino irritabile.

Con l’articolo scientifico “riesame sulla carenza clinica di endocannabinoidi: la ricerca attuale supporta la teoria su emicrania, fibromialgia, intestino irritabile e altre sindromi resistenti al trattamento” del 2016 si fa il punto sull’evoluzione della ricerca in tal senso, sottolineando come il sistema endocannabinoide sia coinvolto nello sviluppo di queste condizioni.

Quali fattori possono influenzare l’effetto del CBD sul corpo umano?

Ogni persona e ogni organismo ha un proprio funzionamento, per questo motivo l’interazione tra il CBD e il corpo umano va valutata caso per caso.

Ad esempio, è vero che l’olio di CBD è un rimedio validissimo ma il dosaggio del CBD e la qualità del prodotto possono incidere sulla sua efficacia.

Quindi, oltre alle condizioni della persona e alle sue caratteristiche fisiche, bisogna tenere in considerazione anche la qualità del prodotto che si acquista, gli ingredienti che contiene e, per l'appunto, il dosaggio.

L’olio di CBD, così come gli altri estratti della cannabis, va acquistato da aziende serie, senza ricercare occasioni o sconti. A determinare la qualità dell’olio è, principalmente, il processo di estrazione. Mentre, per avere la certezza sulla composizione dei prodotti, bisogna controllare le analisi e capire se provengono da laboratori indipendenti.

Per quanto riguarda la composizione dei prodotti, è necessario conoscere la differenza tra isolati, oli full spectrum e oli broad spectrum. I prodotti privi di THC sono gli oli con isolati e broad spectrum.

Un fattore essenziale è il dosaggio corretto del CBD che, in generale, va considerato a seconda delle caratteristiche fisiche della persona, delle problematiche da trattare, dell’intensità dei sintomi e della concentrazione del prodotto. Un consiglio importante quando si assume CBD è di partire sempre da un dosaggio molto basso per poi aumentare man mano, in base alla tolleranza del proprio corpo fino al dosaggio di mantenimento (con maggiore efficacia).

Quali sono gli effetti collaterali del CBD?

Gli effetti indesiderati del CBD sono talmente ridotti che la sostanza viene classificata come sicura e priva di effetti droganti. Anzi, nel mondo si sta diffondendo una curiosità crescente verso gli effetti benefici del CBD, sia da parte dei ricercatori che dei consumatori, proprio per il suo rapporto ottimale tra rischi e benefici.

In generale, il CBD può aumentare la sensazione di sete e far sentire le fauci secche, provocare diarrea nei soggetti particolarmente sensibili e dare inappetenza. In alcuni casi, si possono avvertire cambi d’umore, senso di astenia e desiderio di riposare.

Ci sono state anche persone che hanno lamentato un abbassamento della pressione.

Comunque, va detto che gli effetti collaterali del CBD sono rarissimi.

Conclusione

I prodotti con CBD possono interagire efficacemente con il corpo umano, migliorando alcune condizioni di disagio comuni e diffuse, come ansia, depressione, mal di testa, dolori cronici. Il suo funzionamento è determinato dall’interazione con il sistema endocannabinoide, ma non si hanno ancora dati definitivi a riguardo e sono necessari ulteriori studi per approfondire questi aspetti.

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